Esiste un Leader senza carisma?

Si può conoscere attraverso dei test psicologici la personalità di un futuro manager e le sue qualità per essere leader? Cos’è in realtà il carisma? Forse un’illusione che può rivelarsi pericolosa?

La parola “carisma”, utilizzata per primo dal sociologo Max Weber, ha la sua origine etimologica da una parola greca che significa “grazia” e, in sostanza, è il complesso di facoltà e poteri che una persona possiede e che gli vengono riconosciuti all’interno del suo gruppo, consentendole di svolgere un ruolo di comando.

Non è facile stabilire se una persona è o meno dotata di carisma. Il carisma non lo si può riconoscere “ex ante”. E’ un po’ come i vestiti “trasparenti” della famosa favola di Hans Christian Andersen “Il re è nudo”. C’è chi pensa di vederli (per non passare da stupido) e chi invece non se ne accorge. Se uno ha o no il carisma lo si può stabilire solo “ex post”, cioè alla prova dei fatti.

Una cosa si può dire: il need for power (bisogno di potere, da non confondere con need for achievement, bisogno di successo) è uno dei requisiti del leader carismatico, insieme alla sicurezza di sé e alla fiducia nelle proprie idee. Il potere, però, non è quello che si basa sull’autoritarismo, che è sempre centrato sull’”io”, bensì sulla autorevolezza che tiene conto del “noi”, cioè sa rinunciare alle spinte egoistiche per favorire la coesione del gruppo.

Test dal valore diagnostico e non predittivo

I responsabili delle HR ancora oggi selezionano i manager da inserire in posizioni strategiche e di comando valutando, oltre i curricula, i risultati raggiunti nelle esperienze pregresse, ecc. anche la loro personalità, il loro carattere, le loro attitudini, attraverso test specifici.

Nella selezione del personale, perciò, finiscono per prevalere elementi che hanno un loro indubbio fascino perché danno l’illusione di poter entrare nella psiche della persona esaminata e conoscerne gli aspetti più reconditi, ma che in realtà hanno poco di scientifico.

Questi test infatti sono realizzati in modo da stabilire una diagnosi, tra l’altro all’occorrenza interpretabile e manipolabile (anche clientelarmente), ma non offrono risultati convincenti e, soprattutto, ciò che è più importante, alla fine non consentono di prevedere se la persona sarà davvero adatta a quel ruolo.[i]

Oltretutto, in tal modo si perpetua l’idea che la scelta debba ricadere sulla persona maggiormente dotata di carisma, feticcio duro a morire, che in questa ottica non è altro che l’insieme dei tratti della personalità più evidenti, caricati di un’aura di magia e indeterminazione, poco utile per facilitare una decisione ben ponderata.

Cos’è in realtà il carisma?

Il carisma, infatti, rischia di rifarsi al concetto mistico e innatistico del “maschio alfa”, che a sua volta è mutuato dal mondo animale, dove in un branco di lupi è quello in grado di dominare su tutti gli altri. Già questa similitudine dovrebbe far riflettere. Gian Piero Quaglino, esaminando questo tema parla di “nostalgici abbandoni sul fronte antico del carisma”.

A questo proposito, Michael J.A. Hove, nel suo saggio “Genius Explained” (2002) fa una affermazione che vale anche per i leader: “Una delle ragioni per cui le persone esitano ad abbandonare l’idea che (i leader) siano una razza a parte, distinti da tutti gli altri in virtù delle loro qualità innate e delle loro conquiste, è il timore che vengano ridimensionati, eliminando così anche la magia e il mistero che li circonda”.

Egli sostiene, invece, in modo convincente, che si capisce la straordinarietà del leader solo quando ci si rende conto che non è diverso da noi. La leadership, pertanto, va considerata il risultato di un duro lavoro con sé e con gli altri e qualcosa da cui tutti possiamo trarre giovamento e insegnamento.

Le caratteristiche del leader che emergono da carattere.

Facciamo, ora, un esempio delle caratteristiche che spiccano in una persona, quando ci lasciamo sviare da una analisi semplicistica del suo carattere e che, invece, possono risultare fuorvianti in quanto si prestano anche ad essere lette in modo negativo:

  • l’elevata autostima che può diventare narcisismo;
  • il desiderio di autorealizzazione personale che può diventare smodata ambizione;
  • la grinta che può trasformarsi in determinazione spietata per raggiungere i propri obiettivi;
  • la assoluta fiducia in sé stessi che può escludere il rapporto con gli altri;
  • l’orientamento ossessivo al potere che può far passare in secondo piano il rispetto degli altri;
  • l’esagerata predisposizione al rischio, che può arrivare all’azzardo;
  • la capacità seduttiva in grado di coinvolgere emotivamente che può sfociare nella manipolazione.

L’idea dell’uomo (o della donna) solo al comando

Criteri di selezione del genere, che si basano sulla ricerca di caratteristiche psichiche di questo tipo già eventualmente presenti nel soggetto per una sua disposizione caratteriale, hanno favorito in passato l’inserimento in posizioni di rilievo (anche nelle HR, purtroppo) di personale concentrato solo sull’idea di un protagonismo autoreferenziale, a scapito di un pensiero critico in grado di favorire apertura mentale, confronto dialettico, disponibilità all’ascolto, al rispetto, all’autocritica, ecc.

Il mito del carisma si basa su principi individualisti che escludono gli altri, vale a dire che si basa sull’idea che quel leader, e solo lui, può fare un certo lavoro in base alle sue caratteristiche bio-psichiche. In realtà, la leadership deve basarsi sulla inclusione, cioè favorire processi identitari che favoriscano la condivisione e la crescita della partecipazione da parte dei followers, intesi sia come individui che come gruppo.

La leadership, perciò, non è né può essere solo l’attribuzione di una autorità ma il combinato disposto di percorsi programmabili e verificabili orientati a fare in modo che il leader sia in grado di far fronte alle aspettative di ruolo che i suoi collaboratori legittimamente ripongono in lui e che possa guadagnarsi sul campo la loro fiducia.

Il rischio di non valutare in modo corretto la competenza

Senza dimenticare che facendo prevalere nella valutazione i tratti più esteriori della personalità si rischia di non considerare adeguatamente le capacità e le conoscenze tecniche (hard skill) utili per gestire il proprio ruolo e guidare sistemi organizzativi sempre più complessi.

A causa della continua, rapida evoluzione dei contenuti scientifici, tecnologici, normativi di qualsiasi disciplina (in particolare in campo digitale) diventa invece assolutamente necessario che non venga mai meno una verifica sistematica preliminare, molto approfondita e accurata delle hard skill.

Il carisma e il rischio di perdere contatto con i followers

Il carisma, se non bilanciato da un comportamento consapevole, produce l’effetto paradossale di allontanare il leader dai propri followers. La seduzione, che egli sviluppa nei loro confronti e in cui essi si sentono coinvolti, infatti, può produrre in loro un sentimento di inferiorità, intaccando il senso di responsabilità, e può progressivamente allontanarli dal leader, sul quale finiscono per convergere tutte le loro aspettative.

La prospettiva drammatica e la pericolosità di un leader “troppo carismatico” consiste nel fatto che si acuisce il rischio per lui di perdere contatto con il gruppo e di conseguenza la possibilità di esercitare influenza sui suoi membri.

Oltretutto, proprio in questi casi, può verificarsi la nascita di quel fenomeno di pericolosa sudditanza, caratterizzato dagli “yes man”, cioè persone prive di qualsiasi intento critico che si mostrano sempre d’accordo con lui. Tornando alla favola sopra citata, non vedono il re nudo, ma fingono che indossi abiti magnifici.

Fino a quando regge l’infatuazione mistica dovuta al cosiddetto carisma, il leader è inattaccabile, ma quando il suo prestigio comincia a vacillare si possono aprire varchi che lasciano spazio alla critica e al dissenso che in breve tempo possono creare situazioni drammatiche che finiscono con la sua rimozione in maniera spesso poco dignitosa.

Conclusioni

Non è facile abbandonare la visione romantica del carisma, che circonfonde la figura del leader eroico, mitico, anche perché in questo modo si evita di essere costretti a formulare complesse analisi che stanno alla base del fenomeno della leadership.

Inoltre, l’irrazionalità del mito del leader carismatico, a cui attribuiamo capacità straordinarie, nasce anche dal nostro intimo bisogno fideistico di credere nell’esistenza dell’uomo (o della donna) del destino, superiore alla gran parte di noi, e capace di risolvere problemi complessi.

Prevale cioè il meccanismo della delega che ci esime dall’impegno, che è sempre gravoso, di esercitare con spirito critico il nostro ruolo, qualunque esso sia, in modo costruttivo e responsabile[ii].

Note

[i] Rimandiamo a chi volesse approfondire questo argomento all’articolo di Gian Carlo Cocco “Competenze al comando contro i miti del carisma e della leadership” che sarà pubblicato sul n° 11/12 del periodico “Sviluppo&Organizzazione”

[ii] Vi rimandiamo alla lettura della rivista Poliarchie 3/2015: “Newleadership e carisma” di Pier Giorgio Gabassi.

 

Articolo a cura di Ugo Perugini

Profilo Autore

Ugo Perugini. Giornalista, blogger, collaboratore di “Vendere di più”- https://www.venderedipiu.it/, “Az Franchising” - https://azfranchising.com/az-franchising-magazine/ -, DM&C - http://www.dmcmagazine.it ; HR on line - www.aidp.it/riviste/indice-hronline.php. In passato, ha collaborato con “Beesness”- www.beesness.it ; Together HR, blog di Sky Lab http://www.togetherhr.com/bloghr-blog-risorse-umane/- “Senza Filtro” https://www.informazionesenzafiltro.it e altre pubbllicazioni
Il blog che cura è https://capoversonewleader.wordpress.com/

Condividi sui Social Network:

Articoli simili