Evoluzione della leadership: le condizioni per far prosperare l’azienda anche in tua assenza

Alcuni anni or sono mi sono imbattuto in uno straordinario best seller dal titolo “Good to Great” di Jim Collins. Il libro si basa su una ricerca decennale dei fattori di successo che caratterizzano le aziende vincenti, pertanto le sue conclusioni sono avvalorate da una ricerca sperimentale di alta significatività statistica.

Tra le tante caratteristiche che accomunano le aziende di successo mi ha colpito una nuova formulazione della leadership: la leadership di livello 5.

Prima di addentrarci nella disamina dei cinque livelli desidero fare un’importante premessa, dettata dalla mia osservazione.

La leadership si fonda sulla credibilità del Leader, il quale esprime nel rapporto con gli altri quelle competenze che gli permettono di emergere.

Possiamo così affermare che la leadership si evolve a seconda della tipologia di competenze espresse dal leader. Questo principio ha una sua logica basata sul fatto che se devo influenzare gli altri è necessario acquisire una credibilità, ma per acquisire la fiducia degli altri devo esprimere competenze particolari. Io la chiamo la “Leadership del montanaro” che afferma che il leader della gita in montagna è colui che conosce la strada meglio degli altri.

Con l’aiuto di Jim Collins possiamo intraprendere il ns. cammino verso una leadership sempre più evoluta

  1. Il primo gradino è quello della Leadership di competenza, dove il Leader esercita la sua influenza per le sue conoscenze tecniche sul lavoro. È la leadership del Maestro di bottega, punto di riferimento per lo sviluppo professionale dei suoi artigiani. Ancora oggi caratterizza il ruolo di tanti capi che, privi di managerialità, si giocano il ruolo di dominanza tecnica “Ne so più di te! Lo so fare meglio di te! Zitto e ascoltami”. Ovviamente si riferisce a ruoli di Supervisione tecnica, senza escludere che venga ancora esercitata ad alti livelli gerarchici.
  2. Al secondo gradino troviamo “Il Leader nel Team”, il quale esprime la sua forza nel ruolo di team builder. Si rende conto che gestire un gruppo collaborativo e allineato è una delle carte per migliorare il clima e la performance lavorativa, pertanto si preoccupa della solidità del gruppo, prevenendo e gestendo conflitti e creando obiettivi comuni e compattezza. Io la chiamo “La leadership dell’allenatore”, partendo dal presupposto che la forza del team è uno dei presupposti per il successo sportivo. Anche nel mondo del lavoro si assiste spesso a Capi che hanno la grande abilità di creare team di forte compattezza che operano in un clima positivo di collaborazione.
  3. Al terzo scalino troviamo “Il Manager”, colui che gestisce i suoi collaboratori con stile manageriale, organizzando, pianificando e monitorando il loro lavoro. Il Manager attribuisce a ciascuno responsabilità precise, assicura carichi di lavoro equi, condivide gli obiettivi di ciascuno e misura la loro performance. Il Manager è focalizzato sul compito dei suoi collaboratori, sugli obiettivi da raggiungere e sul monitoraggio, in quanto specialista dell’organizzazione del lavoro.
  4. Per essere un vero Leader il Manager deve allargare l’orizzonte dal compito alle persone, arriviamo così al quarto livello, quello del “Leader”. Questa figura ha una propria Vision che comunica ai suoi collaboratori per indirizzarli verso una meta comune, li stimola attraverso obiettivi condivisi, ma soprattutto ha capito che il suo compito primario è “coltivare persone di successo e trasformare pulcini in aquile”. Il suo strumento di sviluppo è il coaching. Il ruolo del leader ha un suo fascino e un’importanza determinante nella guida aziendale, tant’è che anni or sono mi sono avventurato in un libro dal titolo: “Leadership e gestione del cambiamento”, che permette di approfondire nei dettagli le attività del Leader.
  5. La classica cultura manageriale si fermava allo stadio quattro, quello della Leadership classica, ma Jim Collins apre gli orizzonti ad una nuova tipologia di Leader, quello presente nelle aziende di maggior successo e lo chiama: “Grande Leader”, una grandezza che nasce dall’umiltà del Leader stesso che non vuole salire sul piedistallo napoleonico tipico dei grandi conduttori, perché sa che il suo vero ruolo è il futuro dell’azienda che richiede solide basi per una stabilità duratura. Lo sviluppo aziendale non può essere sempre assicurato da una sola persona, anche se di prestigio, bensì dalla creazione di un team direzionale compatto alimentato da una visione comune. La forza del Leader di livello 5, è quella di creare le condizioni affinché l’azienda prosperi e si perpetui nel tempo anche in sua assenza. Non a caso si dice che il grande leader esercita la sua influenza quando è assente e non quando è presente, infatti la vera leadership influenza il pensiero dei follower i quali agiscono per convinzione e non per costrizione.

Bibliografia:

  • Jim Collins: “Good to Great”, Ed. Random House – Business books
  • Cesare Sansavini: “Leadership e Gestione del cambiamento”, Ed. Alpha Test, Milano 2016

 

Articolo a cura di Cesare Sansavini

Profilo Autore

Consulente risorse umane e Gestione commerciale

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