Time Management al Tempo delle Neuroscienze – Come gestire il tempo secondo le Neuroscienze

Il tempo è una dimensione fondamentale della nostra vita, che possiamo scegliere di gestire in modi molto diversi.

Ma non sempre il modo in cui impieghiamo il tempo ci soddisfa: capita spesso che, davanti al futuro, agli impegni, ai ritardi e alle scadenze, ci sentiamo sopraffatti dal tempo e lo subiamo.

Quando accade questo, la nostra efficacia e la nostra produttività si riducono, mentre aumentano lo stress, l’ansia e la tensione, con effetti negativi che si ripercuotono sulle nostre performance e sulla qualità della nostra vita.

A questo punto, viene da chiedersi: dipende solo da noi? Possiamo cambiare qualcosa?

Se dipende solo da noi, a cosa è dovuto il fatto che a qualcuno venga più naturale non fare ritardo, mentre ad altri la puntualità costi un’enorme fatica?

Perché in alcune situazioni il tempo sembra volare e in altre non passare mai?

Time Management: cosa dicono le Neuroscienze sulla percezione del tempo

Dopo anni passati a elaborare le più sofisticate strategie e tecniche di Time Management, le risposte più soddisfacenti sono arrivate dagli studi sul nostro cervello.

Infatti, le neuroscienze ci hanno rivelato che il nostro cervello influenza direttamente la nostra percezione e gestione del tempo, perché l’esperienza del tempo è creata dalla mente umana che “misura” il trascorrere del tempo attraverso una complessa serie di orologi biologici interni.

Ogni essere vivente ha al suo interno una sorta di orologio biologico che gli permette di regolare le proprie attività in base al ritmo della giornata. Il corpo umano, ma anche quello di moltissimi animali, è soggetto ai ritmi circadiani, ovvero ritmi biologici che si svolgono nell’arco di circa 24 ore. Il nostro meccanismo regolatore dell’orologio circadiano si trova all’interno dell’Ipotalamo e in particolare in un gruppo ben definito di cellule noto come nucleo soprachiasmatico (SCN).

I ritmi circadiani sono stati i protagonisti del premio Nobel per la medicina 2017, che è andato a Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash and Michael W. Young per aver scoperto i meccanismi molecolari che regolano i ritmi circadiani.

Percezione del tempo: il legame tra tempo ed emozioni

D’altronde, la percezione del tempo cambia a seconda delle emozioni che proviamo, e alla base di questo meccanismo c’è la dopamina, il neurotrasmettitore associato alle sensazioni di piacere, e che è in grado di far accelerare o rallentare il nostro orologio biologico.

Più dopamina produciamo, più sottostimiamo il tempo.
Viceversa, meno dopamina produciamo, più sovrastimiamo il tempo.

Siccome gli eventi piacevoli stimolano la produzione di dopamina nel cervello, il nostro orologio interno accelererebbe, facendoci sembrare più breve il tempo trascorso.

Viceversa, quando la produzione di dopamina è bassa, come in situazioni tristi, noiose o anche in malattie come la depressione, il tempo ci sembra trascorrere più lento.

Time Management: le preferenze del nostro cervello riguardo al tempo

Il modo in cui approcciamo alla gestione del tempo è strettamente connesso alle nostre preferenze di pensiero e di comportamento, ovvero al modo in cui solitamente pensiamo e ci comportiamo.

La percezione del tempo è un’esperienza soggettiva, ovvero di tipo cognitivo e poi comportamentale, pertanto per capire come poter migliorare la nostra produttività personale, la prima azione da fare è comprendere come preferisce pensare e comportarsi il nostro cervello.

Alcuni strumenti ci danno l’opportunità di scoprirlo, sono in grado di far emergere il proprio stile di pensiero e di comportamento per darci autoconsapevolezza di come si percepisce il tempo e quali tendenze di comportamento si hanno per la gestione delle attività quotidiane.

In particolare dagli studi condotti da Emergenetics Int. è emerso che ciascuno di noi è in grado di combinare il pensiero convergente/divergente e quello astratto/concreto in quattro stili di pensiero:

  1. Analitico: convergente-astratto;
  2. Strutturale: convergente-concreto;
  3. Sociale: divergente-concreto;
  4. Concettuale: divergente-astratto;

Siamo tutti dotati dei quattro stili di pensiero. Tuttavia, ognuno di noi tende a preferire uno o più stili di pensiero, per effetto di una combinazione tra il patrimonio genetico e le esperienze accumulate nel corso della nostra vita. In altre parole, ciascuno di noi presenterà delle diverse preferenze di pensiero, cioè tenderà ad utilizzare più spesso, più volentieri e con minor fatica alcuni modi di ragionare, di elaborare soluzioni, di entrare in relazione con gli altri, nonché di percepire e gestire il tempo.

Ad esempio:

  1. Una persona che ha una preferenza di pensiero analitico, potrebbe avere un’eccellente capacità di prioritizzazione nella gestione del tempo, ma perdere facilmente il focus in situazioni confuse o in ambienti disordinati e rumorosi.
  2. Una persona che ha una preferenza di pensiero strutturale, potrebbe avere un elevato livello di dettaglio nella schedulazione, ma trovarsi in difficoltà a gestire gli imprevisti.
  3. Una persona che ha una preferenza di pensiero sociale, potrebbe avere una notevole flessibilità nella gestione delle emergenze, e al tempo stesso riscontrare forti difficoltà nel dire di no a chi le fa continuamente richieste e mantenere il focus.
  4. Una persona che ha una preferenza di pensiero concettuale, potrebbe avere un’ottima capacità di definizione della strategia, salvo poi perdere interesse nel fare le cose dopo che il quadro generale è stato stabilito.

Pertanto per rispondere alla domanda “perché a qualcuno viene più naturale non fare ritardo, mentre ad altri la puntualità costa un’enorme fatica?” dobbiamo “guardare” nel nostro cervello.

Time Management: perché è importante conoscere il proprio cervello

Fondamentalmente, è nel nostro cervello che risiede la spiegazione del perché. Perché per qualcuno è più pesante rispetto ad altri segnare ogni attività in agenda; perché per alcune persone è semplice dire di no quando viene loro fatta una certa richiesta, mentre altre tendono a dire troppo spesso di sì, caricandosi di una insostenibile mole di lavoro; perché qualcuno preferisce procrastinare alcune attività, anche se sono urgenti, e concentrarsi su altre che ci piacciono di più. E così via, analizzando l’infinita varietà dei comportamenti umani riguardo alla soggettiva gestione del tempo.

Senza comprendere le ragioni dei propri comportamenti disfunzionali nella gestione del tempo, si può correre il rischio di adottare strategie o di porre in essere delle tecniche efficaci nel breve periodo, ma non sostenibili nel medio/ lungo termine perché non compatibili con le proprie attitudini naturali di pensiero e di comportamento.

Il rischio, cioè, è quello di intervenire superficialmente sugli effetti di una inefficace gestione del tempo, ma senza agire a monte sulle cause, cioè sulla spiegazione neurobiologica del perché solitamente pensiamo, ci comportiamo e gestiamo il tempo in un certo modo.

Perciò, per non continuare a creare alibi è necessario che ognuno di noi scopra le proprie preferenze cognitive e comportamentali applicate alla gestione del tempo per rendersi più efficace e produttivo, nel lavoro e nella vita personale.

Sitografia

 

A cura di: Rosanna Silenti

Profilo Autore

Sono Rosanna Silenti, CEO di Oltriamo® e Trainer di Leadership.
Giovanissima entro a lavorare in un’azienda locale dove, faccio carriera e in 12 anni divento il General Manager di un gruppo societario che fattura centinaia di milioni di euro l’anno.
Ma il successo personale non mi interessa più, mi licenzio e divento Business Coach, Trainer e Consulente e fondo Oltriamo®, la società di Formazione, Coaching e Consulenza, che accompagna le persone e le aziende ad “andare oltre insieme” verso un futuro più grande, più tecnologico e più umano.

Condividi sui Social Network:

Articoli simili