Educazione digitale

Non solo conoscenza degli strumenti ma buone norme comportamentali a tutela della propria web reputation e di quella dell’azienda

La pandemia generata dal Covid-19, ha accelerato l’evoluzione digitale permettendo di apprezzare i vantaggi che offre il mondo online.

Si è generata l’abitudine di comunicare e di ricercare ogni tipo di informazione su persone ed aziende utilizzando gli strumenti digitali, che a causa del distanziamento sociale sono diventati indispensabili.

fonte Report 2021 Hootsuit-We are social

In Italia, oggi, si trascorrono in media 6h e 22 min sul web e i canali di comunicazione più utilizzati sono i social media.

Smart working e conferenze su piattaforme online sono diventate la normalità così come la messaggistica scritta e i vocali di Whatsapp, Telegram, Messenger, Signal, Linkedin, Facebook, Instagram etc. che sempre più spesso sostituiscono sms e classiche telefonate.

Durante il lockdown si è dovuto imparare, spesso in modalità “fai da te”, ad utilizzare vari strumenti digitali per poter continuare a lavorare. Non sempre si è ricevuto una formazione adeguata o molto spesso solo tecnica. Un aspetto molto importante per la web reputation dell’azienda e delle persone è stato trascurato: l’educazione digitale intesa come criterio che guida a comportarsi civilmente e cortesemente nei rapporti col prossimo, come insieme di regole a tutela del brand aziendale.

Alcuni pensano che questo aspetto vada lasciato al buon senso dell’individuo e che non sia quindi necessario dedicare delle ore di formazione a questo tema ma l’osservazione delle dinamiche di utilizzo degli strumenti digitali danno torto a questa teoria.

L’utilizzo improprio nasce dal fatto che molti sottovalutano l’impatto che hanno le loro attività online e la capacità di diffusione delle informazioni del web.

Si sentono liberi di esprimere tutti i loro pensieri perché “protetti” dietro ad uno schermo, dimenticando che tutto è a loro riconducibile creando inconsapevolmente un danno alla loro web reputation e a quella della loro azienda.

Lo smart working ha influito in tutto ciò rendendo le persone più indulgenti, in passato, per esempio, l’interferenza di un bambino durante una call non sarebbe stata vista positivamente oggi invece è tollerata, si comprende che può accadere, ma l’aver ridotto positivamente la distanza fra sfera professionale e privata non significa che le differenze fra le due tipologie di relazione siano state eliminate.

Serve saper usare gli strumenti digitali per agevolare le relazioni e comunicare senza abusarne.

Osservando chi ne abusa si può notare una modalità che si ripete.
Passa per la mente un pensiero da condividere? Tac! Un vocale, un post, un messaggio e la condivisione è immediata, pratica, veloce, spesso senza filtro, senza prestare troppa attenzione a dove e con chi si sta condividendo e all’effetto che si genera in chi legge/ascolta”

Capita così che ogni giorno, chi ne abusa, sovraccarica di messaggi di: polemica, tristezza, rabbia, problemi, dubbi esistenziali, momenti di qualsiasi genere della loro vita, le bacheche dei vari social media e le chat del gruppo di “tennis, calcetto, mamme, colleghi, amici, compagni di corso, etc.” portando ad un punto di saturazione la tolleranza di chi invece usa questi strumenti con buon senso.

L’uso improprio spazia dal fiume di messaggi inutili lasciati nelle chat di messaggistica, ai commenti e post nell’errato contesto, per es. su Linkedin poco attinenti al business o addirittura discriminanti o polemici, fino al creare un’immagine di sé online poco coerente con la realtà.

Educazione digitale è prima di tutto consapevolezza.
Non si può piacere a tutti! questo è vero ma serve tenere sempre a mente che, ogni qualvolta si posta un commento o un post ci si espone al vasto pubblico del web e si viene letti, osservati, ascoltati da persone con idee, esperienze, convinzioni, cultura etc. diverse.

La libertà di espressione va saggiamente auto limitata, ognuno è responsabile in prima persona della propria web reputation e degli effetti che genera su quella dell’azienda nel quale lavora.

I limiti sono talvolta opinabili ed è per questo che, all’interno dei percorsi formativi, aiuto i clienti a creare un “codice di condotta” ad hoc per l’utilizzo dei social media a tutela del brand e dei dipendenti e parlo spesso di questo tema per sensibilizzare le persone.

Se anche tu pensi che serva maggiore attenzione su questo tema, condividi questo articolo e fammi sapere cosa ne pensi.

 

Articolo a cura di Romina Galetta

 

Profilo Autore

Esperta di comunicazione (specializzata in PNL) e di Linkedin.
Business Coach e formatrice.
• Ha creato “Linkedin ad hoc” un percorso innovativo che utilizza un mix di tecniche di coaching e web marketing con il quale aiuta ogni giorno aziende e professionisti a sviluppare, con successo, il business online, potenziando la visibilità del Brand e generando clienti. (https://www.linkedin.com/in/romina-galetta/ )
• Formatrice e relatrice in seminari sui temi della comunicazione, Linkedin e delle strategie di comunicazione digitale.
• Docente per diverse realtà formative ed associazioni
• Vicepresidente con delega alle strategie di comunicazione digitale in Confassociazioni Management

Condividi sui Social Network:

Articoli simili