Guidare un ambiente di lavoro multietnico

Capita spesso che la tua forza lavoro sia tutt’altro che omogenea: infatti ho lavorato molti anni a contatto con 13 diversi gruppi etnici allo stesso tempo. Questa situazione di eterogeneità può produrre preoccupazione ma allo stesso tempo offrire eccellenti vantaggi. L’importante è essere intelligenti per identificare i contro, attenuandoli, e i pro, amplificandoli. Quel giorno, quando ho iniziato a contare quante lingue si parlavano in fabbrica, avevo quasi un mal di testa: inglese, spagnolo, iracheno, iraniano, indiano, nepalese, bhutanese, cinese, vietnamita, birmano, laotiano, filippino e giapponese. Sicuramente una conoscenza generale di quei paesi aiuta ad avviare una conversazione e mette a proprio agio l’interlocutore. Agli stranieri piace molto parlare della loro terra, soprattutto quando vivono lontani, e si affezionano a tutti coloro che trovano anche solo 10 minuti per ascoltarli. Sembra poco, ma è già molto a livello empatico. È chiaro che, per instaurare un rapporto di vicinanza empatica, non si può essere razzisti; può sembrare una considerazione ovvia se non banale, ma non basta solo “dichiararsi” non razzisti: è necessario “sentire” i colleghi come una famiglia senza distinzioni e pregiudizi… e non è sempre così.

Abbattimento delle distanze e spirito di coesione

Un fattore fondamentale per creare un ambiente di cordialità e rispetto è la capacità di colmare la “distanza” tra il manager e i collaboratori. Più ci si allontana dalla cima dell’organigramma, più le persone tendono a sfuggire alla vicinanza, non solo dialettica, ma anche fisica, con i manager. È fondamentale la loro attitudine ad essere perfettamente a proprio agio quando lavorano a diretto contatto con tutte le componenti dell’organizzazione, dagli operatori agli addetti alla manutenzione, dai bidelli agli ingegneri di prodotto, dai supervisori ai dipendenti commerciali e così via. Il fatto di parliare più lingue dà un bel valore aggiunto all’entrare in sintonia con i colleghi.

Prendersi il tempo per parlare con tutti coloro che si avvicinano a te e rompere il ghiaccio con coloro che hanno un carattere più chiuso e riservato sono abilità che devono essere apprese e coltivate, specialmente quando razze e culture diverse potrebbero apparire come vincoli. Per raggiungere un alto livello di armonia e rispetto reciproco, è necessario dedicare molte ore all’aspetto puramente esecutivo della produzione. È utile trascorrere molto tempo in produzione, lavorarando per periodi sostanziali con i tuoi team nella produzione e nella manutenzione; i risultati sono certi: dopo qualche mese ti vedranno come uno di loro, soprattutto quando le nostre divise da lavoro sono le stesse (possibilmente con i nomi senza titoli nè cognomi) e quando non sfrutti il tuo ruolo in termini di pause di lavoro (più lunghe del consentito) o orari flessibili di entrata. Ad esempio, a me piace vestire la divisa di produzione dal momento in cui arrivo e fare dell’area produttiva il mio “ufficio”, perché l’area di produzione sia il cuore dello stabilimento. Essere sempre disponibili “a vista”, senza dover far accedere ad uffici “distanti” o ai “piani alti”, lavorare insieme agli operatori, fianco a fianco sugli stessi processi e condividere le stesse problematiche produttive, sono metodi praticamente infallibili per instaurare un clima di fiducia e guadagnarsi il rispetto che supera le differenze di cultura ed etnia; questo tipo di approccio non solo abbatte le distanze verticali, ma anche agevola molto gli operatori a interagire tre loro ed aiutarsi reciprocamente.

Il tempo trascorso sul piano di produzione non sostituisce quello che un manager o un presidente deve dedicare ad altri settori aziendali: le giornate diventano quindi molto lunghe e fisicamente faticose; si deve essere pronti ad affrontare orari di lavoro “anormali”.

Far fruttare lo spirito nazionalistico

Vogliamo ad esempio parlare di quando abbiamo costruito teams mono-etnici e creato una competizione produttiva tra varie linee? Una sfida tra squadre per dire vietnamite contro nepalesi? Risultati incredibili!… Sappiamo bene che non è una pratica consigliata, in quanto le squadre, pur di vincere, potrebbero aumentare le quantità a discapito dei controlli o delle manutenzioni: ma per brevi periodi e con supervisione attentissima, ogni tanto si può concedere.

Lavorare senza sosta, quando il mercato lo richiede, diventa possibile: ad esempio, molti lavoratori di etnie orientali non si rifiutano di lavorare a Capodanno, poiché in genere lo celebrano uno o due mesi dopo; situazione simile durante i festeggiamenti del Ringraziamento, in Nord America; un manager internazionale deve essere flessibile, senza vincoli di questo genere. Lo faranno per loro ma anche per te, purché tu dia loro i giorni liberi spettanti, forse due mesi dopo, quando celebreranno le loro festività nazionali o religiose. L’ambiente di fiducia crea lealtà verso l’azienda, questa induce stabilità del lavoro, che a sua volta genera a cascata coinvolgimento, impegno, risultati, profitto. Dare con la mano destra per prendere con la sinistra, concedere e chiedere; alla fine, lavorare in un ambiente multietnico crea più ricchezza di qualsiasi altra cosa e spesso crea legami di amicizia che non si perdono più.

Articolo a cura di Fabio Bordignon

Profilo Autore

Finder SpA Eldom, Automotive: Marketing Tecnico, Ing di Processo e Prodotto
Bitron SpA Eldom, Automotive: Ing di Processo, Direttore Qualità (DQ), Dir Sistema Qualità (DSQ)
Omron Auto: Ing di Processo, DQ, DSQ, Dir Produzione, Dir Stabilimento
Omron Auto, Eldom, Distribuzione Energia: FAE - Field Application Engineering Manager
Paesi frequentati per motivi di lavoro: Giappone, Cina, Corea, Taillandia, India, UK, Germania, Francia, Spagna, Messico, Stati Uniti, Turchia

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