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Standard e certificazioni internazionali di Project Management

Tra le istituzioni internazionali che si occupano di Project Management (PM), il Project Management Institute (PMI) merita sicuramente il primo piano, sia per storia che per portata (intesa come numero di project manager “certificati”); non ultimo il contributo alla più recente ISO 21500, rilasciata a settembre 2012, che ha rappresentato, dopo decenni, il ricongiungimento tra la community internazionale dei Project Managers e ISO – l’International Organization for Standardization – quale ente di standardizzazione delle materie tecniche.

Il PMI (www.pmi.org) è un’organizzazione no profit la cui forza risiede innanzitutto nella numerosità degli iscritti, project managers o interessati a vario titolo al PM, in tutto il mondo; nata negli Stati Uniti nel 1969, annovera oltre 500.000 iscritti, di cui quasi 3.600 in Italia (dati: gennaio 2013).

Le finalità e le attività del PMI si concretizzano sostanzialmente nel:

  • costituire il principale network mondiale fra i professionisti del PM;
  • grazie a questo, detenere e aggiornare il bagaglio di conoscenze professionali sul PM, riportate per iscritto nel volume A Guide to the Project Management Body of Knowledge (PMBOK® Guide);
  • sviluppare ricerca, educare e diffondere la cultura, i principi e le tecniche del PM quale standard internazionale;
  • certificare le conoscenze e competenze di PM (di cui parleremo nella seconda parte di questo articolo).

Il 3/9/2012 è stata rilasciata la norma internazionale “ISO 21500:2012 – Guidance on Project Management”. La ISO 21500:2012 può essere utilizzata da qualsiasi tipo di organizzazione, pubblica o privata, e per qualsiasi tipo di progetto, a prescindere da complessità, dimensione o durata; descrive, ad alto livello, concetti e processi ritenuti buone prassi di Project Management.

La ISO 21500:2012 può essere considerata una sintesi del Project Management Book Of Knowledge (PMBOK) dell’istituzione internazionale di riferimento della disciplina, il Project Management Institute – PMI, con la differenza che il PMBOK consiste di 635 pagine (escludendo appendici e indici analitici), di cui la prima parte (circa 450 pagine) è quella che riguarda le “aree di conoscenza”, mentre la norma è composta da sole 47 pagine, in quanto il PMBOK descrive dettagliatamente input, output, strumenti e tecniche dei vari processi di Project Management – PM.

L’ufficializzazione del PM da reference della community internazionale dei project managers a norma, ovvero standard in senso ISO, sancisce e rafforza:

  • l’ormai definita convergenza delle pratiche ad opera della “community” di professionisti e operatori, nell’ambito delle organizzazioni in cui operano in tutto il mondo;
  • uno standard ormai uniformato a livello internazionale che fa sì che il PM, se non altro in quanto sviluppatosi qualche decennio prima rispetto alla globalizzazione più recentemente intesa, sia probabilmente la disciplina del Management maggiormente standardizzata (nel senso positivo del termine) world-wide;
  • l’esistenza di una norma ISO a cui ci si può (o deve – per gare, ecc.) riferire.

Il “corpus metodologico” (Body) così riconosciuto e internazionalmente valido prevede 10 aree di conoscenza (fra cui le variabili gestionali di tempi, costi, qualità e risorse) e 6 macro-fasi (dette “gruppi di processi”).

La norma ISO 21500 è a tutto beneficio dei professionisti del PM e delle imprese che operano col PM e dei loro clienti. Renderà sempre più imprescindibili gli standard internazionali, facendo “crescere” anche quelle realtà-Paese e realtà aziendali non ancora allineate con le best practices internazionali. Gli standard, ma anche le certificazioni professionali, costituiranno sempre più un elemento differenziante e un plus competitivo.

Per quanto riguarda invece la certificazione di PM, che è individuale, essa rappresenta un’opportunità sempre più importante di sviluppo e di crescita professionale per chi si occupa di progetti, a qualunque livello e in ogni settore, privato e pubblico: il valore che il mercato attribuisce ai soggetti “certificati” è in continua crescita e sta diventando un elemento distintivo in fase di selezione del personale, nonché un pre-requisito per la partecipazione a bandi di gara.

La certificazione di gran lunga più diffusa e conosciuta del PMI, rilasciata a partire dal 1984, è la “Project Management Professional” – PMP®, che vede nel mondo quasi un milione di professionals certificati (circa 5.000 in Italia), di cui circa metà iscritti al PMI (ampia, ad esempio, è la diffusione della qualifica “PMP®”su Linkedin).
Le altre certificazioni, rilasciate sempre dal PMI oppure dall’organismo analogo (ma con numeri minori) – l’International Project Management Association (IPMA, www.ipma.ch) – sono meno diffuse. In altri termini, la PMP è la più importante certificazione internazionale di PM:

  • vale ed è la stessa in tutto il mondo;
  • non ha riferimenti settoriali o di contesto;
  • verifica la conoscenza posseduta attraverso un test online a domande chiuse (a risposta multipla) “all’americana” (200 domande in max 4 ore);
  • richiede 3 anni (se laureato) o 5 anni (se diplomato) di esperienza dimostrabile nei processi di PM, e di aver frequentato un corso di PM di almeno 35 ore;
  • ha validità illimitata purché si acquisiscano (attraverso la partecipazione a convegni, eventi, corsi o attività pubblicistiche) almeno 60 crediti formativi “PDU” ogni 3 anni.

 

Articolo a cura di Stefano Tonchia

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Stefano Tonchia

Professore Ordinario di “Organizzazione Aziendale e Lean Management” e di “Innovation & Project Management” all’Università di Udine. E’ autore di 7 libri per Il Sole 24 Ore e di 3 testi in inglese (compreso “Industrial Project Management” per Springer – nuova edizione 2018). E’ formatore, consulente e advisor di Aziende leader.

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