Sarebbe interessante ricostruire la genesi dell’acronimo SMART[1], la cui origine si perde nell’età Classica del pensiero Manageriale[2], al tempo in cui gli Opinion Leader disegnavano teorie e modelli in accordo con le scoperte delle Scienze Sociali.
La storia la immaginiamo così. Un Consulente viene chiamato a risolvere un problema di Performance in un’organizzazione. Si accorge che l’operatività è caotica in quanto mancano riferimenti. Raccomanda quindi di individuare un obiettivo chiaro per orientare le persone.
Al suo ritorno trova la situazione immutata. I capi ironizzano: “La teoria degli obiettivi non ha funzionato…”. Chiede di poter vedere l’obiettivo e si sente dire:
Il nostro obiettivo è aumentare le vendite
A questo punto il consulente capisce che la questione è seria. Prova a spiegare che l’obiettivo deve essere Temporizzato e Misurabile. Torna dopo 6 mesi ed ecco il risultato:
Il nostro obiettivo è raddoppiare le vendite entro 1 anno
Senza perdersi d’animo suggerisce l’obiettivo deve essere collegato alla Strategia, Ambizioso ma Raggiungibile. Riesce a ricostruire così l’acronimo SMART, che riproduce abbastanza fedelmente la versione anglo-sassone.
Acquisire il 2% in quota di mercato con la versione “Beta” del prodotto “Gamma” entro 3 mesi
Tutti comprendono e applaudono. L’entusiasmo generale spinge il Management a pensare: “A questo punto, visto che abbiamo gli obiettivi, perché non ci agganciamo il sistema HR?”
Gli HR Manager sono chiamati a costruire intorno alla filosofia MBO (Management By Objectives). La meritocrazia può avere inizio, sorge il sole di un nuovo valore: l’equità. Si scrive un articolo e la moda dilaga.
Sono sfuggiti però elementi Rilevanti (nella versione anglosassone R sta per Relevant). Sebbene l’acronimo SMART definisca i criteri, perché il processo si stabilizzi occorre sapere se:
La storia, purtroppo, ha mostrato che queste 3 domande hanno tutte la medesima risposta: “Assolutamente NO”. Troppo tardi; il dilagare dei sistemi informativi permette di declinare la filosofia MBO in gestionali HR super accessoriati.
Naturalmente il Fattore Critico è proprio nell’individuazione di obiettivi SMART.
Ove il sistema poggia su metriche imprecise (eufemismo), il processo di Performance Appraisal ne risente pesantemente.
I momenti dove i Supervisori dovrebbero verificare il raggiungimento degli Obiettivi si trasformano in colloqui ritualizzati che nel tempo perdono valore[3].
L’alienazione dell’intelligenza Manageriale, che dovrebbe essere trasferita nell’algoritmo, è completata[4]. Inizia l’era degli Algoritmi, dove Templates e Cruscotti guidano i comportamenti. Capace di fare il Capo diventa “capace di compilare i templates”, oppure, “capace di compilare il template in modo che il collaboratore riceva un aumento”. I risultati di questa rivoluzione sono descritti dalla letteratura:
Per uscire da questa situazione sembrano esserci due strade.
Si tratta di un’operazione con un Ritorno di Investimento altissimo.
Gli sforzi spesi per ragionare sulle metriche portano enormi benefici sia sulla rappresentazione del Processo, sia sulla ridefinizione della Strategia, sia sulla verifica dei Meccanismi di Prevenzione (le Procedure). Indirettamente la Qualità del Lavoro farà dei passi avanti, meno ponti cadranno, meno ore saranno spese nel valutare l’allineamento ai 10 valori aziendali. Provare per credere.
[1] Doran, G. T. (1981). “There’s a S.M.A.R.T. way to write management’s goals and objectives”. Management Review.
[2] Locke, E. A., Shaw, K. N., Saari, L. M., & Latham, G. P. (1981), Goal setting and task performance: 1969–1980. Psychological Bulletin, 90(1), 125-152.
[3] Angela Herrin, Take the lead of your next review, Harward Management School Newsletter, April 2008.
[4] Jinseok Chun, Joel Brockner, and David De Cremer. “People Don’t Want to Be Compared with Others in Performance Reviews. They Want to Be Compared with Themselves” Harward Business Review marzo 2018
[5] Emanuele Di Pasqua, Se il capo non viene rispettato, Corriere Della Sera 8 ottobre 2007 (sulla ricerca Harris Interactive condotta in USA su un campione di circa 3000 dipendenti).
[6] Patty MC Cord, Come Netflix ha reinventato la gestione delle risorse umane, HSBR, gen-feb 2014, ed italiana.
[7] “Why We Love to Hate HR…and What HR Can Do About It” Peter Cappelli, HSBR August 2015
Articolo a cura di Luigi Rigolio
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