Perchè hai cambiato lavoro? E’ capitato…

Nel corso della mia carriera ho incontrato diverse migliaia di persone, si, sembra una cifra davvero importante, fa impressione anche a me, la maggior parte delle quali alla domanda “Quale motivazione l’ha portata a cambiare lavoro?” rispondono candidamente: “E’ capitato, era un’opportunità interessante…”. Nulla di strano, è sempre stato così anche per me, fino a quando ho deciso di prendere davvero in mano la mia vita lavorativa e portarla esattamente dove volevo io. Quello su cui oggi vorrei invitarvi a riflettere è questo: perchè non cambiare il paradigma? Se invece di continuare a vivere la nostra quotidianità professionale, più o meno soddisfatti, aspettando quella chiamata che ci potrebbe cambiare la vita, iniziassimo a costruire noi il nostro next step professionale?

Passiamo metà della nostra esistenza al lavoro (o ad avere comunque la mente occupata da questioni lavorative), mi sembra chiaro quindi che cambiare lavoro voglia anche dire cambiare la nostra vita. Non posso allora che chiedermi perchè lasciamo che sia l’algoritmo di LinkedIn a far saltare all’occhio  il nostro profilo piuttosto di quello di un collega, o che un nostro contatto parli bene di noi alla persona giusta al momento giusto, o ancora che un dato head hunter si ricordi di noi anche se non lo sentiamo da anni… gli esempi potrebbero essere infiniti, ma il punto è questo: perché non prendiamo in mano la nostra carriera con lo stesso approccio che utilizziamo per tutte le questioni che riteniamo importanti? Quando per esempio decidiamo di cambiare casa, organizzare il nostro matrimonio o rimetterci in forma mettiamo in atto una strategia, passiamo ore a studiare per capire come muoverci e spesso ci facciamo persino aiutare dai professionisti del settore tanta è la voglia di ottenere il risultato desiderato.

Perché allora non diventiamo pro-attivi anche nel creare un percorso per il nostro sviluppo professionale? Mi direte, se si sta tutto sommato bene in un’azienda, non si è motivati a guardare fuori. No, in realtà è proprio questa la condizione migliore per farlo. Non ci sono le pressioni date da una situazione lavorativa che ci stressa, o che ci è faticosa o che ci preoccupa per il futuro, non siamo cioè  re-attivi rispetto a qualcosa che non ci fa stare bene ma siamo invece sereni, lucidi e liberi da condizionamenti per poter capire dove vogliamo andare.

Davvero vogliamo lasciare in mano al caso il nostro futuro professionale? Perchè non cominciare a pensare invece che dobbiamo alla nostra professionalità e alla fatica e all’impegno che ci sono costati un approccio più attento nella costruzione del nostro career path?

Ecco alcuni spunti su cui ragionare:

Io

identificare quali sono gli asset distintivi del nostro profilo professionale e quindi cosa possiamo offrire di interessante ad una possibile nuovo datore di lavoro? In che cosa siamo più bravi di un nostro possibile “competitor” durante una selezione? Se non siamo pienamente consapevoli del nostro valore e di ciò che mettiamo sul mercato, perché qualcuno dovrebbe scegliere proprio noi?

Mercato

Ragionare su quali aziende vogliamo rivolgere la nostra ricerca: quali potrebbero essere interessate al nostro profilo e quali, tra queste, possono essere in linea con le nostre aspettative? Per capirlo aiuta mettere giù un elenco di 3-5 aziende che pensiamo possano in potenza avere le caratteristiche che cerchiamo. Dobbiamo studiarle a fondo, non solo attraverso informazioni riportate da altri ma è fondamentale confrontarsi direttamente con qualcuno che quella realtà l’ha conosciuta dall’interno, potremmo scoprire per esempio che la company culture è l’esatto opposto di quello che cerchiamo.

Network

Per trovare il posto giusto un network attivo è fondamentale. E’ il confronto con il mercato a farci capire dove vogliamo andare e come ottenere quello che vogliamo.  Spesso non sfruttiamo ciò che già abbiamo a portata di telefono perchè ci sentiamo a disagio, non vogliamo disturbare, abbiamo paura sia deposizionante etc etc. Dobbiamo cambiare prospettiva: i benefici infatti non riguardano solo noi ma anche chi coinvolgiamo. Ricordiamoci che fare networking non vuol dire: “Aiutami a trovare un lavoro” ma: “Voglio confrontarmi con te, perché ti stimo e mi fido della tua opinione”.

Motivazione

Riflettete bene sulle motivazioni che vi stanno facendo pensare ad un cambio d’azienda, mettetele in discussione. Se in qualche modo state scappando, da un clima faticoso o da un capo terribile, state attenti, rischiate di essere in re-azione da qualcosa e non consapevolmente proiettati verso il nuovo. Paura, frustrazione e rabbia sono nemici della lucidità, rischiamo di prendere un abbaglio nel valutare una nuova offerta tanto da rimpiangere il ruolo precedente.

Se non facciamo innanzitutto chiarezza sul perché ci siamo trovati in questa situazione, rischiamo di ritrovarci in una nuova realtà ma nella stessa esatta condizione di insoddisfazione di prima.

Questo percorso non deve essere l’ennesima aggiunta alla già lunga lista di to do ma l’occasione per conoscersi meglio, per essere orgogliosi di quello che si è fatto e di prendersi meritatamente del tempo per pensare al futuro.

Cercare un nuovo lavoro NON è un lavoro!​​

Dare una svolta alla nostra carriera è invece un’avventura, una vera (anche personale), sicuramente impegnativa ma allo stesso tempo stimolante e arricchente.

 

Articolo a cura di Gioia Fantoni Reif

Profilo Autore

Una lunga esperienza professionale prima come Head Hunter e poi come Responsabile del People Management in azienda mi permettono oggi, come consulente, di aiutare le imprese nell’attrarre e valorizzare al meglio le loro risorse e di supportare i privati nel costruire la strategia più efficace per ottenere la carriera che meglio rappresenta le loro potenzialità

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