Ogni azienda è costituita dal complesso di risorse organizzato dall’imprenditore per l’esercizio professionale di una attività economica finalizzata alla produzione e allo scambio di prodotti e servizi. Il successo è strettamente connesso con la sua capacità di realizzare le richieste che il continuo mutare del mercato prospetta, di saper affrontare l’assalto della concorrenza e di saper gestire le resistenze, le pressioni e i condizionamenti creati dalle dinamiche sociali. Un’impresa per vivere e sopravvivere deve essere “organizzata”.
La natura del mercato, il livello di dinamicità, lo stile manageriale e lo stile dell’imprenditore, tutti questi fattori congiuntamente determinano il modello organizzativo dell’azienda. Nell’ambito di tale modello vengono poi definiti ruoli e compiti delle singole persone.
Si definisce imprenditore la persona che esercita professionalmente un’attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni o di servizi.
L’imprenditore “modello” deve “saper essere”:
Imprenditore e impresa sono associati così che i ruoli si fondono in un unico disegno organizzativo finalizzato al successo. E il successo ottenuto rappresenta il combinato composto della mission e della vision.
Il manager in questo contesto rappresenta uno dei motori portanti del sistema. Chi manovra le leve del management è, infatti, un uomo che appartiene anch’esso all’organizzazione, si nutre al suo interno della stessa strategia e ne è il principale interprete e diffusore.
Manager o imprenditore?
Quando il manager riunisce le caratteristiche del conquistatore, dell’organizzatore e del mercante diventa un imprenditore.
Il mercato è connotato all’ambiente esterno all’azienda, dove vivono i consumatori, le aziende clienti e i competitor, nell’ambito del quale avviene l’incontro tra questi, che hanno esigenze da soddisfare, e le aziende competitive che offrono i loro prodotti o servizi.
Pensare in funzione del mercato significa ragionare in termini di strategia e programmazione finalizzati al conseguimento degli obiettivi aziendali. L’obiettivo primario è, innanzitutto, capire il più velocemente possibile dove sta andando il mercato: cosa vorrà, quando lo vorrà e dove lo vorrà, per poter pianificare in anticipo sia lo sviluppo di nuovi prodotti che le varie attività produttive, logistiche, commerciali, service, ecc. Prima di progettare un’invasione del mercato è dunque necessario conoscere la via che l’impresa dovrà percorrere al fine di soddisfare i propri consumatori.
Conquistare il mercato significa individuare le opportunità presenti prima che lo faccia qualcun altro già presente ed attivo e ciò significa non abbassare l’allerta. Sospettare la presenza di un potenziale concorrente più concentrato sull’obiettivo, che in ogni momento potrebbe adoperarsi per rendere obsoleto il progetto che è stato programmato.
Il manager imprenditore deve avere un costante orientamento a:
Gli elementi fondamentali dell’organizzazione aziendale sono:
La struttura organizzativa aziendale risulta dalla combinazione di:
La natura del mercato, il livello di dinamicità, la massa critica minima indispensabile per operare proficuamente, lo stile manageriale dell’imprenditore, tutti questi fattori congiuntamente determinano il modello organizzativo dell’azienda. Nell’ambito di tale modello vengono poi definiti ruoli e compiti delle singole persone.
Una efficace organizzazione deve sapere sviluppare e mantenere una fattiva corrispondenza fra gli obiettivi e le risorse che possiede e le opportunità del mercato in modo che l’ambito di attività dell’impresa sia costituito da un capitolato di aree di business vantaggiose per garantire il profitto.
Organizzare in ottica imprenditoriale corrisponde ad una gestione del manager finalizzata allo scopo di determinare gli obiettivi di mercato da raggiungere e presidiare, attraverso la capacità di saper:
Oltre all’ambito organizzativo partecipa nel ruolo del manager imprenditore la capacità di sapersi confrontare con collaboratori, colleghi e partner per convincere con ragionamenti e gestendo sapientemente le obiezioni ad accettare proposte o a rinunciare a propositi già deliberati.
La negoziazione è un processo di comunicazione tra due o più persone, che considerano una serie di alternative per ottenere un obiettivo o per raggiungere una soluzione che soddisfi entrambi. La negoziazione è, dunque, un evento che interseca tutti gli aspetti dell’organizzazione, perché riguarda i punti di vista interni e di relazione comunicativa tra le singole parti, ma anche l’interscambio con l’ambiente esterno in tutte le sue multiformi espressioni. In questa prospettiva, la negoziazione si pone come la capacità degli attori organizzativi e delle figure manageriali di trattare la complessità dell’ambiente in cui operano, per raggiungere un reciproco vantaggio attraverso la discussione e la contrattazione.
Il manager imprenditore negozia per comporre divergenze, modificare patti, trovare consensi, definire accordi vantaggiosi.
Il manager imprenditore negozia per vendere prodotti, servizi e soprattutto idee.
La negoziazione organizzativa rappresenta una modalità di gestione dei conflitti finalizzata a non creare né vincitori, né vinti, ma unicamente persone che, attribuendo la massima importanza all’obiettivo, rinunciano alla prassi del contrasto e privilegiano la logica dello scambio. È compito proprio del manager imprenditore mediare e far mediare, per l’autorevolezza, la ponderatezza e la competenza tecnica nel negoziare, che lo contraddistingue all’interno dell’organizzazione.
La parola ‘imprenditore’ o, in inglese, “entrepreneur” viene dalla parola imprendere che vuol dire incominciare, intraprendere, ma anche apprendere. A sua volta la parola imprendere viene dal latino “prahendere” che vuol dire “prendere sopra di sé”, “farsi carico”.
Il sostantivo inglese “manager” deriva dal verbo francese manager, derivato a sua volta all’espressione latina manu agere, “condurre con la mano”, “guidare stando davanti”.
Fondendo le due definizioni in un solo ruolo si può prefigurare la figura “dell’innovatore” che è in grado di produrre il successo in modo eticamente corretto, cambiando visione anche con il coinvolgimento delle persone, e predisponendosi all’innovazione e al rischio.
Il rischio è una condizione legata all’idea stessa di imprenditorialità che può essere diminuito se si tengono sempre in considerazione le variabili sia interne che esterne all’azienda che possono impattare sulla progettualità e che si riferisce al saper prendere decisioni, ovvero il possesso di capacità gestionali e organizzative. Tutte le responsabilità decisionali gravano sempre sull’imprenditore stesso, che deve quindi essere in grado di interpretare il mondo in cui muove l’azienda e adottare le soluzioni ottimali per mantenere sempre l’organizzazione su alti livelli di competitività.
Il manager imprenditore ha la risolutezza, quando gli eventi lo richiedono, di valutare e ridisegnare le politiche aziendali in base alle esigenze dettate dal mercato ponendo la sua attenzione più alla crescita dell’impresa che alla redditività immediata.
Innovare significa saper introdurre novità (caratteristica di ciò che si presenta per la prima volta o come differente da quanto in un certo ambito si è fatto o detto, visto o sentito prima) nel mercato di riferimento introducendo nuovi prodotti, o proponendone alcuni già esistenti, ma a condizioni più vantaggiose e con un più alto valore aggiunto. Nella prospettiva che si tratti di un prodotto oppure di un servizio, l’innovazione deve essere un elemento distintivo assolutamente necessari.
Innovare, allora, significa abbandonare “l’usato”, ciò che è oramai superato, improduttivo, rinunciando all’abitudine di mettere in discussione modi di produrre solo nei momenti di insuccesso per rimuginare sulla loro fallibilità, ma di presidiare le performance nei momenti di successo per capire quale è la via migliore. Occorre rinunciare a compiacere le resistenze all’introduzione del nuovo per abbattere le barriere che fanno ritenere la scelta del nuovo come l’impossibile o l’ultima spiaggia.
Il manager imprenditore è in grado di generare idee nuove, identificare le opportunità, formulare le strategie per realizzarle, infondere e mantenere lo spirito di squadra, tollerare l’incertezza per gestire il rischio.
Il manager diventa imprenditore quando abbandona la gestione “tradizionale” per basarsi sostanzialmente sulle proprie abilità professionali più qualificate aspettandosi e desiderando cambiamenti che sa di poter sfruttare, adottando un approccio innovativo.
Avere un approccio innovativo significa
L’approccio innovativo è sostenuto dalla
Pianificazione: l’attività attraverso la quale si determina la sequenza delle azioni necessarie per generare il risultato definito dall’obiettivo. È composta da: il risultato (sotto-obiettivo) di ogni singola azione e l’azione stessa; i tempi d’inizio e fine di ogni azione; le risorse necessarie ad ogni azione; il responsabile dell’azione, se ritenuto necessario; la procedura di dettaglio da adottare per alcune delle azioni.
La pianificazione strategica è composta da una serie di analisi conoscitive quali la definizione del problema e dell’ambiente di riferimento, l’analisi delle opportunità di sviluppo. La pianificazione strategica è la pianificazione formulata tenendo conto dell’elemento di forza distintivo e dei fattori strategici di successo per l’obiettivo da raggiungere, ovvero la pianificazione basata sulla sintesi del pensiero strategico.
Proattività: L’atteggiamento volto ad individuare i bisogni (sovente inespressi) del cliente fornendo soluzioni fortemente innovative. Avere un “approccio proattivo” significa riorganizzarsi sia dal punto di vista tecnologico che delle metodologie e soprattutto delle risorse umane, in modo che il sistema Azienda sia in grado di percepire anticipatamente le tendenze ed i cambiamenti futuri per pianificare in tempo le azioni opportune.
Autoefficacia: Avere un profonda convinzione di poter assolvere un compito, di assumere decisioni o di convincere gli altri in qualunque situazione, anche critica, o di reagire costruttivamente agli insuccessi.
Indicatori comportamentali dell’autoefficacia sono:
Essere imprenditore significa, in sintesi, essere un manager che da “modello” diventa empirico.
Essere imprenditore non significa vivere in azienda, ma vivere l’azienda.
Il manager imprenditore arriva sempre per primo
Articolo a cura di Antonello Goi
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