La prima e la seconda rivoluzione industriale sono avvenute a circa un secolo di distanza: la prima alla fine del XVIII secolo, la seconda attorno al 1870, quando l’elettricità consentì l’avvio delle produzioni di massa. Anche la terza, più o meno, ci ha messo un secolo a manifestarsi, se concordiamo di situarla negli anni ’70 del XX secolo, quando la comparsa dei computers ha iniziato a influenzare pesantemente ogni industria. Ma i tempi stanno accelerando a una velocità spaventosa: siamo nel mezzo del parto della quarta rivoluzione industriale in poco meno della metà del tempo e non sta andando benissimo, anche se qualche segno di speranza in giro si vede.
Il fatto è che l’Information Technology spinge la mente umana ai limiti della sua zona di comfort, sfidandola a sviluppare e manifestare maggiormente le proprie immense capacità che per migliaia di anni ha potuto lasciar dormire. In effetti, il potenziale della mente umana è così vasto che per centinaia di migliaia di anni l’homo sapiens ne ha usato solo una frazione minuscola per sopravvivere e sbrigare le necessità quotidiane. Solo pochi ne hanno usata un po’ di più e li abbiamo chiamati “geni”, senza essere troppo incuriositi a comprendere come avessero potuto raggiungere tali meravigliosi risultati e cercare di imitarli. Alcuni tra loro sono stati perfino perseguitati poiché erano troppo “fuori dall’ordinario” e disturbavano il quieto status quo.
Il problema con l’informatica e le tecnologie di connessione e trattamento dei big data è che costituiscono ormai una sfida diretta all’attivazione abituale della mente umana
Il problema con l’informatica e le tecnologie di connessione e trattamento dei big data è che costituiscono ormai una sfida diretta all’attivazione abituale della mente umana. Se ci focalizziamo solo su compiti banali, come operazioni ripetitive o prive di interesse, obbedire ciecamente a ordini e seguire procedure prestabilite, dobbiamo francamente ammettere che spesso le macchine sono più brave di noi. Accade che stiamo cedendo sempre più controllo e potere sulle nostre vite a computer e reti informatiche, mentre al contempo usiamo sempre meno della nostra intelligenza per migliorare la qualità delle nostre vite. In effetti la qualità della vita umana sta decrescendo, in modo subdolo ma incessante, finché un giorno la società umana collasserà. Non facciamoci ingannare dal fatto che la tecnologia avanza incessante: non è necessariamente un segno di progresso, se non comporta un miglioramento della qualità complessiva della vita delle comunità che, invece, sta peggiorando. Senza fare troppa sociologia, basta guardare ai dati sulla depressione, sul burnout lavorativo e altri segni simili di squilibrio negli esseri umano oggi: c’è abbastanza per spaventare chiunque abbia un po’ di residuo buonsenso.
Cosa c’entra tutto ciò con il tema della leadership? Beh, i leader del mondo delle imprese hanno una grande responsabilità oggi, perché specialmente nel mondo cosiddetto sviluppato “il business” è divenuto il centro di tutta l’attenzione della società. Inoltre, le persone spendono la maggior parte del proprio tempo di veglia al lavoro. I disoccupati, infine, cadono sotto la responsabilità collettiva dei leader imprenditoriali, politici e sociali, perciò l’appello di questo articolo si indirizza a tutti quanti ricoprono posizioni di leadership, indipendentemente dal tipo di organizzazione. Una volta accettato che il progresso tecnologico è inevitabile e andiamo fatalmente in quella direzione, cioè che ci ritroveremo a vivere in una “società Industry 4.0”, i leader hanno la responsabilità di favorire e promuovere in ogni modo lo sviluppo umano delle proprie persone. Questo è il solo modo nel quale gli esseri umani resteranno sempre avanti rispetto alle macchine ed eviteranno il triste destino profetizzato nel geniale film Pixar – Disney del 2008 “WALL-E”.
I leader hanno la responsabilità di favorire e promuovere in ogni modo lo sviluppo umano delle proprie persone
Dal momento che scrivo questo articolo specificamente per leader d’imprese, cioè coloro che guideranno la 4° rivoluzione industriale e ne guideranno le organizzazioni, focalizzo le mie raccomandazioni in alcuni punti specificamente pensati per loro:
Una Industry 4.0 con l’unico focus finanziario e priva di una Leadership 4.0 è la “tempesta perfetta” che porterà l’umanità al disastro.
Spero che queste riflessioni sul bisogno di una Leadership 4.0 aiuteranno i lettori a pensarci e sviluppare loro punti di vista e suggerimenti. Il dibattito sul tema è appena agli inizi e la buona notizia è che anche alcuni dei “big players” mondiali stanno cominciando a ragionare in questa direzione. Questo è proprio lo scopo dell’iniziativa dello Smart Industry Forum che anche quest’anno a Copenhagen riunirà alcune tra le voci più innovative e competenti sul tema della Industry 4.0 per un confronto globale sul tema e su quali modelli organizzativi e di leadership saranno necessari per tenere la quarta Rivoluzione Industriale su un binario di utilità per la società umana nel suo complesso.
A cura di: Federico Fioretto
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