Leader perfetti? No, grazie: le aziende vogliono Leader autentici

Tu e la tua tentata soluzione di leadership!

Hai sentito sicuramente parlare tanto di leadership, di programmi vincenti e di storie di grandi leader avvincenti. Ma se sei qui a leggere quest’articolo non è tanto per dibattere ancora sul concetto di leadership e su cosa hanno fatto gli altri: sei qui perché hai già provato ad avviare un nuovo programma di leadership e qualcosa è andato storto!

Hai investito tempo e denaro in formazione, cercato di ricoprire al meglio la posizione più prestigiosa del team, lasciandoti ispirare da chi è partito da un garage ed è divenuto un leader milionario, da chi ha iniziato da solo ed è divenuto il simbolo di una nazione, e hai cambiato il tuo modo di fare seguendo regole ben precise per cercare di somigliare il più possibile a quel modello.

Eppure, c’è qualcosa che non ha funzionato.

Oggi sei ancora in balìa delle situazioni emotivamente sfidanti, parte del tuo team è demotivato o esegue semplicemente dei compiti senza aver chiaro lo scopo come lo hai tu, hai la sensazione di non essere ascoltat* veramente e di non essere conness* profondamente con il gruppo. Senti che non c’è ancora l’equilibrio che desideri, in te stess* e con gli altri.

Ma allora, perché il tuo programma è stato fallimentare nonostante sia stato ben strutturato, valido e abbia portato altri al successo?

Parto dal presupposto che per me la leadership è la capacità di guidare le persone a superare se stesse e non gli altri, grazie a un insieme di iniziative e comportamenti che influiscono positivamente, sviluppando ispirazione e motivazione. Questo complesso di atteggiamenti e comportamenti necessita di allenamento, di dialogo e confronto, nonché di una certa predisposizione. Detto ciò, è fondamentale capire che non esistono né un programma prestabilito, né la perfezione, né una posizione da prendere in un team. Ma esiste:

  • uno stile di leadership personale e situazionale;
  • un buon leader, e non il leader perfetto;
  • chi vuole essere una guida, e non chi deve ricoprire una posizione.

È come quando compri una confezione di semi di geranio, leggi le indicazioni sul retro e credi di poter avere dei risultati da miglior pollice verde del mondo. Eppure, il fiore non sboccia. Perché? Nonostante tu abbia seguito alla lettera le indicazioni, ci sono tanti altri fattori da considerare: il terreno in cui collocare il seme, il vaso, l’aria, il sole, l’ombra e così via.

La leadership è come una pianta che devi seminare, far crescere ed evolvere, avendo cura e rispetto innanzitutto del terreno in cui affonda le sue radici.

Non hai bisogno di un manuale; hai bisogno di un percorso che non può prescindere dalle tue emozioni e dai tuoi bisogni che dovrai imparare ad ascoltare e leggere con intelligenza emotiva, di un percorso attraverso il quale creare uno stile di leadership tutto tuo, coerente con te stess*, anche imperfett* così come sei.

Il percorso non deve farti modellare qualcun altro, ma far emergere da te la tua leadership, facendoti scoprire le tue potenzialità e possibilità e come queste possano guidare gli altri, la tua azienda, in un progetto comune di crescita, e soprattutto di evoluzione.

I tre errori più comuni

  • Non valutare il Contesto aziendale.

Ogni azienda ha una sua storia e un suo bagaglio culturale, un terreno in cui affondano le sue radici. Tutti elementi che la rendono unica e non paragonabile ad altre. Il medesimo “programma” non può essere calato in più contesti aziendali senza stravolgerne la struttura.

Per questo devi creare uno stile di leadership adeguato al tuo contesto, personalizzato e situazionale.

  • Sopravvalutare il concetto di perfezione.

La perfezione non esiste: esistono il cambiamento e la possibilità di migliorare. Tu puoi imparare a gestire le tue emozioni, incrementare le tue capacità e diventare un buon leader. Abbiamo tutti delle potenzialità e delle mancanze, anche i più grandi. Si tratta di sfumature che non ci rendono perfetti, ma veri, umani e autentici.

Per questo tu puoi diventare leader autentic*, non perfett*.

  • Ragionare ancora in termini di gerarchie.

Non esistono posizioni, non esiste chi è in alto e chi è in basso. Esistono dei ruoli con responsabilità diverse, e con stessi gradi di importanza. In un’azienda tutti – dall’addetto alle pulizie al manager – hanno un compito necessario per il corretto funzionamento dell’intera macchina aziendale.

Per questo tu, come leader, devi guidare gli altri verso uno scopo, affiancandoli con determinazione.

“Le chiacchiere non fanno farina”

È sicuramente interessante leggere come grandi leader hanno raggiunto grandi obiettivi; ma restano gli obiettivi degli altri, non i tuoi.  E a poco ti servirà conoscere la storia e la filosofia del leader perfetto, quando la tua azienda sta attraversando uno dei cambiamenti economici e sociali più significativi degli ultimi decenni. Nessun manuale, nessuna regola da seguire. Siete rimasti tu e la tua azienda da far ripartire. Sei rimast* tu che devi ancorare la tua azienda, risollevarne le sorti e mantenere unito il tuo team.

Ciò che conta è quello che decidi e che vuoi fare tu, cosa sei dispost* a fare per il bene della tua azienda.

Inizia a pensare di meno, a sentire e agire di più e meglio, ad essere più proattiv*, perché tutti reagiscono nei confronti di una situazione particolarmente stressante, ma pochi agiscono concretamente per affrontarla.

Quindi, come agisce concretamente un buon leader? Come può sviluppare uno stile di leadership vincente?

Come dicevo non esistono elenchi o paradigmi della perfezione, ma esistono metodi per sviluppare uno stile adeguato alla tua personalità e alla situazione in cui versa la tua azienda.

  • Impara a sentire e comunicare le emozioni per connetterti con il tuo team: scava nelle tue emozioni, osservale e cerca di comprendere cosa ti stanno comunicando. Le tue emozioni sono espressione dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri, e devi imparare a gestirle se vuoi ottenere risultati soddisfacenti.

Osservare e leggere se stessi è una prima fase propedeutica senza la quale non riusciresti mai a imparare a leggere gli altri, a connetterti empaticamente con le persone che lavorano con te.

  • Lavora e organizza il lavoro per obiettivi, realisticamente realizzabili. Non partire in quarta. Il successo è in cima a una scala fatta di tanti gradini: ogni piccolo passo, ogni micro-obiettivo raggiunto, ti avvicina al traguardo più grande.

Tracciare gli obiettivi ti aiuta a centrare lo scopo dell’azienda e a non perderlo mai di vista.

  • Questi due step insieme ti permettono di riequilibrare il rapporto con te stess* e le relazioni con gli altri, costruendo le basi per un rapporto di fiducia reciproca.
  • Il tutto deve sempre volgere verso l’evoluzione. Le difficoltà che incontri, le sfide che affronti, la competizione dei concorrenti, sono tutti aspetti che devono invogliarti a far evolvere, te stess* come persona (innanzitutto), la tua leadership e il tuo business.

Questi sono dei punti di partenza da cui poi sviluppare il tuo stile di leadership personale e autentico, che sia fedele a te stess*.
La leadership autentica è l’unico stile di leadership sostenibile nel tempo, proprio perché corrisponde alla verità e non a una maschera che inevitabilmente, prima o poi, cade mettendo a rischio tutto l’equilibrio aziendale. Quando riuscirai a trovare la tua autenticità e a trasferirla al tuo team e alla tua azienda, allora ti assicurerai un successo stabile e dei risultati efficaci nel lungo termine.

 

Articolo a cura di Rosanna Silenti

Profilo Autore

Sono Rosanna Silenti, CEO di Oltriamo® e Trainer di Leadership.
Giovanissima entro a lavorare in un’azienda locale dove, faccio carriera e in 12 anni divento il General Manager di un gruppo societario che fattura centinaia di milioni di euro l’anno.
Ma il successo personale non mi interessa più, mi licenzio e divento Business Coach, Trainer e Consulente e fondo Oltriamo®, la società di Formazione, Coaching e Consulenza, che accompagna le persone e le aziende ad “andare oltre insieme” verso un futuro più grande, più tecnologico e più umano.

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