Le grandi dimissioni: le ragioni per cui si lascia il proprio posto di lavoro

L’emergenza sanitaria che ha coinvolto interamente il nostro pianeta ha decisamente avuto un impatto importante anche sul mondo del lavoro. Molti dei lavoratori italiani hanno condotto una riflessione profonda sia sulle priorità che sugli obiettivi da raggiungere nell’ambiente lavorativo, con un maggiore accento su quali possano essere le aspettative e le prospettive future, considerando benessere, sicurezza e coinvolgimento.

La maggior parte dei lavoratori si è ritrovata non solo ad adattarsi ad un nuovo stile di vita ma soprattutto a modificare radicalmente la modalità di lavoro, passando dall’ufficio all’Home working. Cambiamenti che hanno portato la maggior parte dei dipendenti a importanti riflessioni riguardanti il clima nell’ambiente lavorativo, le possibilità di crescita ma, soprattutto, l’importanza del tempo.

Sono stati in molti a richiedere le dimissioni dal proprio posto di lavoro optando per un numero inferiore di ore lavorative o privilegiando il lavoro da freelance, in quanto l’emergenza sanitaria ha spostato le priorità del singolo lavoratore. Nel corso dei prossimi paragrafi vedremo meglio quali siano state le motivazioni a spingere un gran numero di dipendenti a richiedere le dimissioni licenziandosi dalla propria azienda.

Boom delle dimissioni in Italia

Con la ripartenza del mercato del lavoro sono state molte le persone spinte da una voglia di cambiamento, atteggiamento rilevato dal boom di dimissioni volontarie le cui motivazioni possono essere tra le più svariate. Dall’inizio della pandemia ad oggi il numero degli under 40 che ha deciso di lasciare il proprio posto di lavoro in Italia è aumentato del 26%.

Un fenomeno che risulta essere trasversale per tutte le fasce d’età, in quanto i lavoratori tendono a ricercare un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro. Percentuale di abbandono del posto di lavoro decisamente importante per il panorama italiano, ma che non ha niente a che vedere con il fenomeno delle grandi dimissioni negli Usa, dove almeno il 3% degli impiegati ha abbandonato il fatidico posto fisso in azienda.

Ma prima di analizzare le varie ragioni che spingerebbero le persone ad abbandonare il posto fisso è utile capire la tipologia di impiegato chi si dimette. Secondo differenti studi è emerso che la maggior parte dei licenziamenti siano effettuati da uomini per lo più giovani, mentre la percentuale delle dimissioni a livello geografico è maggiore al nord Italia rispetto alle regioni del sud Italia. Ma quali sono le ragioni che spingono a richiedere le dimissioni?

Riappropriarsi del tempo

Una delle principali motivazioni è la riappropriazione del proprio tempo libero. Non è un caso, infatti, che dopo il lockdown e il lavoro di Smart Working imposto a causa delle restrizioni, molti dei lavoratori ad oggi ricercano offerte di lavoro che consentano di svolgere la propria attività lavorativa a distanza. E proprio nel 2022 gli annunci da remoto sono aumentati in modo esponenziale, indicando quanto il tempo sia diventato un elemento fondamentale nella scelta del lavoro.

Puntare alla carriera

Ulteriore ragione per cui ci si dimette è la carriera, aspetto che interessa in particolar modo i profili specializzati o i laureati che vogliono investire il proprio tempo e la propria esperienza per raggiungere dei risultati professionali ad un certo livello. La carriera è una prospettiva fondamentale per i lavoratori più giovani che preferiscono lavorare in aziende che garantiscono ambienti stimolanti e che prevedono prospettive di crescita.

Rinunciare per la famiglia

Un gran numero di dimissioni è legato alla difficoltà di conciliare gli impegni lavorativi con la vita familiare. In questa circostanza non si tratterebbe di dimissioni legate ad un ulteriore ricerca di lavoro ma alla rinuncia dell’occupazione. Purtroppo tale fenomeno riguarda in maggior misura le donne costrette a dover rinunciare all’indipendenza lavorativa e sacrificarsi per la famiglia.

Azienda tossica

La rinuncia del proprio posto di lavoro potrebbe essere dettata da un’ambiente tossico in un’azienda, a partire dal rapporto coi colleghi di livello pari o superiore o anche all’approccio coi capi dell’azienda. Continui scontri, una pressione eccessiva, l’assenza di comunicazione, la mancata trasparenza o il mancato riconoscimento delle proprie competenze sono tutti elementi che potrebbero spingere un dipendente all’abbandono del lavoro.

Valori aziendali

Anche i valori aziendali sembrano essere dei motivi validi per poter abbandonare il proprio posto di lavoro fisso a prescindere dal ruolo assunto in azienda. Sono molti i dipendenti che non sarebbero più disposti a scendere a compromessi tra i valori prioritari personali e quelli dell’azienda per cui operano. Abbandonando conseguentemente le aziende per cui lavorano, e scegliendone una allineata ai propri ideali.

Nuove sfide

Esiste anche la scelta di dimettersi dettata dalla voglia di dare un taglio alla quotidianità lavorativa per aprirsi a nuove sfide e stimoli. In questo modo si stravolge completamente la propria vita lavorativa, per mettersi alla prova e arricchire il proprio percorso lavorativo.

Clima aziendale

Un clima aziendale compromesso potrebbe essere un fattore fondamentale per decidere di interrompere un percorso lavorativo in azienda. A partire dall’esperienza del lockdown la perdita delle relazioni nei luoghi di lavoro ha evidenziato l’importanza di un ambiente di lavoro che deve garantire ai dipendenti un clima aziendale che sia accogliente oltre ad essere positivo e stimolante, favorendo così la collaborazione e la positività tra i colleghi per accrescere e migliorare la produttività.

 

Articolo a cura di Davide Maggio

Profilo Autore

Temporary HR Manager - Founder Jobify recruiting
Sono un Temporary HR Manager certificato Aicq Sicev 007/2019, ho un background di studi umanistici, 9 anni di esperienza lavorativa e 3 master nella gestione delle risorse umane. La gestione e organizzazione del personale costituisce la mia principale specializzazione.
Founder & Ceo di Jobify Recruiting, società di Ricerca & Selezione attraverso strumenti di intelligenza artificiale. Mi occupo di Docenze e Tirocini presso Sapienza Università di Roma | Membro direttivo AIDP Lazio

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