Le forme della comunicazione nella prospettiva olistica, fuori da noi e dentro di noi

Avvicinarsi alla comunicazione olistica significa entrare nel “profondo” della comunicazione, cercare la verità dentro e oltre la superficie.

Significa cogliere l’enormità dei modi con cui esseri umani, animali, macchine e forme di vita di ogni specie comunicano, lanciano messaggi, o ascoltano e percepiscono ciò che li circonda.

Significa chiedersi come trasferire il pensiero, evitare l’incomunicabilità, migliorare il mondo, e la nostra comprensione di noi stessi.

Significa osservare le cose in modo ripulito, cogliere le meraviglie dell’universo fisico e umano che ci circonda, e persino la possibilità di condividere il non detto. Sembra poco?

Significa anche e spesso scoprire che la comunicazione viene affrontata da “scuole di pensiero” rigide, che non offrono spazi a prospettive nuove o diverse. Niente rimane uguale, tutto evolve. La conoscenza e la certezza di oggi verranno sgretolate dagli studi di domani. Quindi, serve tanta umiltà, tanta voglia di scoprire, tanta voglia di ricercare.

Il punto di vista “olistico” sulla comunicazione cerca di liberare il settore da schemi rigidi e favorire la possibilità delle persone di utilizzare più strumenti comunicativi e per più scopi.

L’approccio olistico esprime il bisogno cercare di liberarsi dall’oppressione di un modello unico e aprirsi alla realtà della comunicazione, alla sua enorme varietà. Significa quindi includere

  • Modelli e situazioni di comunicazione face-to-face. L’avvento di internet, e ancora di più dei social media, ha letteralmente “spostato” il numero di ore dedicate a “parlare con faccie” verso quello del “parlare o digitare su schermi”. Questo impoverisce le competenze relazionali face to face e richiede attenzione.
  • Comunicazioni digitali, mediate, mass communication, web
  • Analisi dei processi comunicativi esteriori, osservabili (es, comunicazione verbale, comunicazione non verbale e gestuale)
  • Analisi dei processi comunicativi interni all’individuo: stati di coscienza, culture, personalità, stati emotivi, e chiedersi come questi influiscono sulla comunicazione esterna.
  • Esaminare i fenomeni di comunicazione intra-gruppo, umane, per migliorare come funzionano i gruppi e intere organizzazioni.
  • Studiare la comunicazione di picco: quando gli effetti attesi sono strategici e critici: la seduzione, la persuasione, la vendita, la negoziazione, il public speaking,
  • Capire la comunicazione nella routine quotidiana, ad esempio, l’analisi della conversazione e le sue mille sfumature.
  • Esaminare la comunicazione uomo-macchina, le interfacce digitali, la loro usability, e persino la collaborazione uomo-robot che sarà sempre più indispensabile nei viaggi spaziali, esplorazioni lunari, e nel futuro di una umanità che evolve.
  • Entrare a fondo nel dialogo intra-psichico, le comunicazioni interne che avvengono nel cervello, e tra i sensi esterni e il cervello. Scopriremo così quando complicato può essere mantenere l’attenzione davanti ad una ragazza che esibisce una scollatura, o per una ragazza risulti difficile non notare i pettorali o i glutei di un collega, per quanto si sforzi di rimanere sulla parte “razionale” del dialogo e della relazione.

Cortocircuiti comunicativi

Gli esseri umani hanno almeno tre strati cerebrali, il cervello rettile o “antico” che ha propri linguaggi e proprie esigenze, il cervello mammifero o intermedio, che si occupa del sentire emozioni e trasmettere emozioni, e la neocorteccia che si occupa del ragionamento, della logica, del “cosa è culturalmente bene fare” o è appropriato fare.

Molto spesso tra questi strati avvengono potenti cortocircuiti, dissonanze tra pulsioni che spingono verso direzioni diverse, e noi stessi siamo spiazzati o diventiamo poco credibili o poco efficaci. Ripristinare una coscienza e una competenza sul collegamento e sul dialogo interno tra questi strati cerebrali è una delle massime sfide di sempre, per l’essere umano e per la comunicazione olistica.

A cura di: Daniele Trevisani

Profilo Autore

Daniele Trevisani, pioniere italiano negli studi sulla Comunicazione e Fattore Umano, Formatore Senior, è stato insignito del premio Fulbright (Governo USA) per le sue ricerche sulla comunicazione interculturale e comunicazione internazionale

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