Cos’è la memetica? E perchè è importante per noi? Primo esame di una nuova scienza di confine e le sue implicazioni per il coaching
Memetica deriva dalla parola meme, assimilabile a traccia mentale, idea o credenza. Se chiedi a qualcuno quali siano le sue idee rispetto al denaro, a come investire bene il proprio tempo, e poi osservi il comportamento reale, noterai che vi sono parecchie discrepanze tra la “memetica dichiarata” e il “comportamento reale”. Ad esempio, molti spendono o spenderebbero 600 o 700 euro per uno smartphone, visto come qualcosa di praticamente indispensabile, ma la stessa cifra investita in un corso che può cambiarti la vita sembra per molti un lusso.
La memetica si occupa di come idee e tracce mentali passano da individuo a individuo, così come la genetica si occupa di geni e informazioni biologiche che si trasmettono da un individuo verso i propri discendenti.
Come ho potuto evidenziare nel libro “Il Coraggio delle Emozioni”, serve coraggio per prendere atto di come siamo fatti, di come funzioniamo, di cosa funziona e cosa non funziona nelle nostre mappe mentali.
È evidente come une genetica potente e sana sia in grado di generare figli e discendenti potenti e sani. E anzi, i portatori di buoni memi sono molto ricercati.
E se una genetica buona fa bene, e una malata crea organismi malati, perché un bagaglio di idee e tracce mentali dovrebbe mai fare il contrario?
E quando un coach incontra il cliente, durante un colloquio, non fa forse il tentativo di comprendere la sua memetica per poi intervenirvi?
La cattiva notizia è che la presenza di un bagaglio memetico malato genera disastri nella persona, nelle aziende e in intere nazioni, e non è sufficiente cercare di cambiare un comportamento se i memi sottostanti continuano a lavorare indisturbati. Ad esempio, il “meme aziendale” che dice “la formazione è un lusso” fa a pugni con la tanto dichiarata credenza sul valore dell’investire in Risorse Umane.
La buona notizia è che al contrario, un bagaglio memetico sano fa da amplificatore del potenziale personale – mentre la genetica per ora non è modificabile, la memetica lo è. Con fatica, ma lo è. Un buon coach diventa quindi come un chirurgo, su un terreno delicatissimo, lavorando delicatamente o con forza sulle idee che una persona ha su di sè e sul mondo, applicando inoltre “innesti di memi” su come poter meglio raggiungere obiettivi e risultati.
Come se non bastasse per capire l’importanza della memetica, vediamo una differenza tra memetica e genetica: la memetica è in grado di propagarsi quasi istantaneamente. In pochi minuti un’idea può fare il giro del globo. In pochi giorni o mesi un’azienda può essere “invasa” da un meme buono o cattivo, utile (“progettiamo il nostro futuro e diventiamo il riferimento per tutti i nostri competitors”) o distruttivo (es.: “sicuramente chiuderemo, a cosa serve impegnarsi?”).
Alcuni memi aziendali, come il il Just in Time e altre “mode” manageriali, hanno bolle provenienti da “virus” statunitensi e seminano scompiglio, magari hanno grande diffusione per poi morire e svanire nel nulla.
Altri permangono e resistono a ogni attacco, esterno e interno.
Antichi memi, ad esempio della cultura latina, sono lì, dormienti, in attesa di essere riscoperti.
Antichi memi recuperati – come lo slow food – non fanno altro che ripristinare idee vigenti in precedenza: nel caso, nella realtà contadina rurale. La new age riprende lo spiritualismo che troviamo in ogni antica religione, ma unendolo a memi di forma più tecnologica (supplementi alimentari, integratori, tecniche mentali).
Il meme, secondo Dawkins[1], è un replicator di informazioni culturali analogo al gene. Nelle sue parole: “proprio come i geni si propagano da corpo a corpo attraverso sperma o uova, così fanno i memi trasmettendosi da cervello a cervello” (cit. in Trevisani, 2005 “Regie di Cambiamento“, Franco Angeli).
Alcune analisi rese possibile dalla memetica:
Nelle società: come si è diffuso l’odio verso gli ebrei durante il nazismo. Da dove è nato è come ha fatto a diffondersi, propagandosi da persona a persona?
In azienda: come faccio ad inserire il concetto di “cura della qualità in ogni istante” in ogni membro, dai reparti produttivi sino al top management?
Nello sport, per un atleta: come faccio a dissociare le gare da concetti di “ansia” e di “prestazione forzata” e associarli al concetto di “gioia di vivere e di esprimersi liberi dal giudizio”?
Nel Lifecoaching. Quali sono le tue convinzioni profonde sul concetto di “essere una brava persona” che tu stai seguendo ora? Quali di queste ti stanno facendo del male? Quali vogliamo tenere? Di cosa vorresti liberarti? Quali nuove idee dobbiamo assorbire per stare meglio (es. su alimentazione, relazioni umane, tempo per se stessi, tornare a vivere a pieno)? Come fare a far sì che queste idee non rimangano solo idee ma diventino poi abitudini e si radichino in te e diventino veramente tue?
Se osserviamo il ROI (Ritorno sull’Investimento) di un percorso di coaching serio, che ti faccia cambiare anche solo una micro-traccia mentale e la migliori, vedremo quanti effetti a cascata si generano, in ogni relazione, in ogni istante, in ogni momento della vita successiva. Questo, penso, vale molto più di un cellulare.
La natura fa enormi sforzi per trasmettere i propri geni. Un uccello che costruisce un nido sta letteralmente “spendendo” e la sua moneta sono il tempo e l’energia impiegata. Ma impiegata per cosa, ci chiederemo? Per se stesso? No, per le future generazioni, per i suoi piccoli in arrivo. Forse tutte le nostre complicazioni mentali umane si potrebbero semplificare, se solo pensassimo che quando lavoriamo al nostro “nido interiore” lo stiamo facendo anche per le generazioni a venire.
Il nostro “nido interiore” è la qualità del nostro pensiero, e investire su questo è forse la forma più nobile che esiste sul pianeta per impiegare il denaro.
Ogni essere vivente è impegnato in una battaglia costante per trasmettersi e replicarsi. Lo stesso vale per le idee. Chi porta con se convinzioni, opinioni, visioni del mondo, cerca costantemente di influenzare gli altri e trasmettere i propri memi.
Nel coaching, è essenziale esaminare lo sfondo memetico della persona. Lo sfondo riguarda la mappa delle credenze del soggetto (Belief System), la sua cultura e i suoi valori, la visione della vita (Weltanschauung, in filosofia) e le credenze sul mondo. Come tale, ha un’influenza determinante su quello che facciamo e come lo facciamo.
E siccome il coaching vuole modificare in meglio quello che facciamo e come lo facciamo, la memetica diventa una scienza per noi cruciale.
Lo sfondo memetico (sfondo di credenze) può essere inoltre analizzato in alcune aree di dettaglio. Nel sistema HPM che fa da base al mio approccio al coaching[2] ho distinto varie fasi:
Ogni sfondo memetico (sistema di credenze attive o latenti nella persona) è enormemente viziato da false credenze e distorsioni. E, tra l’altro, nessuno – salvo rare eccezioni – può considerarsi in possesso di verità assolute in ogni campo del sapere.
Ciò che vale sempre – come riferimento per il coach – è puntare a inserire memi che potenziano la ricerca di una soddisfazione soggettiva verso la vita (life satisfaction soggettiva), rimuovendo la spazzatura mentale che troviamo in circolo, con un’enorme dose di etica professionale e di attenzione.
I memi fanno la differenza tra attività che l’individuo vorrebbe saper svolgere e quelle che riesce a svolgere, condizionano il senso di efficacia personale, gli obiettivi che vorrebbe raggiungere e quelli pensa di non poter mai effettivamente a raggiungere (senso di potere personale).
Ogni intervento di formazione o di coaching inerente il potenziale personale deve obbligatoriamente comprendere lo stato attuale delle credenze (sfondo memetico della persona) rispetto alle aree su cui vuole intervenire.
Più specificamente, dovrà inoltre analizzare le credenze attive su specifici quadranti che riguardano la performance (sfondi memetici di dettaglio), rimuovere e modificare credenze dannose rispetto agli obiettivi di coaching, e costruire un quadro consonante rispetto agli obiettivi desiderati di crescita e sviluppo personale.
Come conseguenza, va ribadito che le azioni di coaching in profondità e di coaching analitico non si accontentano di cambiare il comportamento esteriore ma devono obbligatoriamente incidere sugli sfondi memetici, sulle credenze profonde delle persone, localizzando blocchi e limitazioni e stimolando stili di pensiero positivi. Il coaching agisce sulla “cultura personale”, non su psicopatologie; e quando investiamo sulla nostra cultura, quando una persona lavora su di sè, non esiste possibilità migliore. Non esiste investimento migliore. È probabile che la cultura dell’investire su di sè riguardi per ora un’élite di professionisti, di manager, di persone che non si accontentano di adagiarsi su un nido vecchio ma desiderano lavorare al proprio “nido interiore” e renderlo più accogliente sia per sé che per gli altri. Questa, a mio parere, è una grande forma di nobiltà d’animo.
[1] Dawkins, R., (1976), The Selfish Gene, Oxford University Press. Trad. it. Il gene egoista, Mondadori, Milano, 1995.
[2] Per un esame completo del sistema HPM, vedi: Trevisani (2009), “Il Potenziale Umano“, Franco Angeli, Milano; Trevisani (2013), “Personal Energy“, Franco Angeli, Milano.
Articolo a cura di Daniele Trevisani – estratti e riferimenti dai volumi “Il Coraggio delle Emozioni” e “Self Power”, Franco Angeli editore, Milano
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