Articoli

La leadership nell’era delle reti

Molte volte i miei compagni avrebbero deciso di tornare indietro ma non io perché volevo vedere i confini del mondo
Alessandro Magno

 

Tutti parlano sempre dei nativi digitali (i Millennials), ma veramente pochi si chiedono quali modelli di leadership si attendono queste persone quando entrano nel mondo del lavoro, dell’economia o, in generale, della società.

Eppure, si tratta di una discriminante strategica perché i nativi digitali son figli di un mondo nuovo e si aspettano un ambiente che rifletta il contesto sociale della Rete dove tutte le idee competano su un piano di (ipotetica) parità perché per loro conta più il contributo effettivo che le credenziali.

Come dire: occorre essere autorevoli, non autoritari. Quando si posta un video su YouTube, nessuno ti chiede se sei andato a scuola di cinema. Quando si scrive un blog, a nessuno importa se il blogger ha una laurea in giornalismo. Nelle strutture burocratiche aziendali, invece, vige ancora un criterio di selezione basato su titoli accademici e anzianità. Nel sistema delle Reti, ciò che conta non è solo il tuo curriculum, ma quanto puoi contribuire. E condividere.

E qui arriviamo ad un altro concetto che si ripete continuamente quando parliamo di capitalismo intellettuale: il vero potere nell’economia della conoscenza viene dalla condivisione delle informazioni e non dal semplice possesso. Il Web è anche (ma non solo) economia del dono. Per guadagnare influenza e status, si deve offrire, regalare la propria esperienza e competenza. E bisogna farlo in fretta, perché, se non lo facciamo, lo farà qualcun altro e raccoglierà il credito che potrebbe essere stato nostro.

Online ci sono tanti incentivi per condividere la conoscenza, e pochissimi ad accumularla. E’ per questo che è importante contaminare le opinioni e le decisioni. Le Reti sono un mezzo straordinario per aggregare la saggezza della folla, l’intelligenza collettiva. E una volta aggregata, la voce delle masse online può essere usata come un ariete per sfidare gli interessi consolidati delle Istituzioni nel mondo off-line, nel mondo reale.

Ancora una volta un mondo nuovo, un orizzonte la cui caratteristica più intrigante è quella di essere un territorio inesplorato dove finalmente emerge la consapevolezza che il passato è “read only”, ovvero immodificabile perché possiamo solo leggerlo. Mentre il futuro è “write only”, nella nostra disponibilità perché possiamo solo scriverlo.

Ecco perché i pessimisti vedono pericoli da tutte le parti ed i segnali di un’apocalisse imminente. Potrebbe essere il normale confronto intergenerazionale: i più anziani che resistono all’invasione dei più giovani, il potere costituito che difende le sue posizioni dall’assalto delle forze emergenti. Ma questa volta tutto è diverso. Molto diverso. Di solito ci si confronta per controllare i nodi strategici della mappa. Ma, in questo caso, non è così: il vero problema da affrontare è che i nativi digitali stanno cambiando la mappa. Forse l’hanno già cambiata.

In questo nuovo orizzonte, conoscere vuol dire navigare velocemente lo scibile facendo “reductio a unum” dei frammenti, delle esperienze e delle traiettorie che afferriamo qua e là nella spirale evolutiva della Rete. Una metafora intrigante è quella del giocoliere. Il giocoliere lancia le palle, le sue mete, i suoi obiettivi, i suoi punti di arrivo sulla mappa. Appena diventa più veloce, le palle (le mete) ruotano sempre più rapidamente nelle sue mani e perdono progressivamente di significato. Quello che conta è solo una cosa: il movimento. Nell’era della Rete, non è nella profondità che si trova il senso: è nel movimento. E il movimento o è veloce o non è nulla.

Ecco la grande novità sul piano della leadership: navigare in perenne movimento nel mare delle Reti alla ricerca di un senso che esiste solo se si verifica l’interconnessione tra cose, persone, idee, sistemi. È il primo salto nel vuoto, il primo tuffo nell’abisso del futuro.

Dove tanti vedono una semplice resa alla superficialità, molti altri hanno intuito uno scenario ben differente: il tesoro del senso, che era relegato in fondo ad una caverna sotterranea, segreta e riservata, ora si distribuisce a 360 gradi sulla superficie del mondo. Dove tutti la possono vedere e interpretare consapevolmente.

 

Articolo a cura di Angelo Deiana

Condividi sui Social Network:
Angelo Deiana

Presidente di CONFASSOCIAZIONI, ANPIB (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers) e ANCP (Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali), è considerato uno dei maggiori esperti di economia della conoscenza e dei servizi finanziari e professionali in Italia. Attualmente è Vice Presidente di Auxilia Finance Spa.

Recent Posts

Innovazione in azienda: quando è il coaching ad aprire la strada al futuro

Un tempo il compito di traghettare l'azienda verso il futuro tramite lo sviluppo di nuove…

6 mesi ago

Compagnie assicurative e reti distributive: a chi giova una guerra di posizione?

Negli ultimi mesi causa il lento e inesorabile declino della redditività nella stipula delle Polizze…

7 mesi ago

Industria 4.0, i servizi innovativi per il manifatturiero proposti da Cybertec – Zucchetti Group

Attiva da più di 30 anni e oggi parte del gruppo internazionale Zucchetti, Cybertec è…

7 mesi ago

Il contributo della UE per lo sviluppo delle competenze

Il focus sulla formazione professionale in Europa Nello spirito di favorire gli investimenti destinati a…

8 mesi ago

Operations: una nuova era – la Supply Chain Anticipante per fronteggiare l’imprevisto

Nel complesso e volatile panorama aziendale odierno, le pratiche tradizionali delle supply chains non sono…

8 mesi ago

Accrescere il valore delle organizzazioni attraverso l’Intelligenza Emotiva

I dati sono chiari. L'Intelligenza Emotiva (EQ) è un fattore chiave di differenziazione per i…

8 mesi ago