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La leadership manageriale nelle situazioni di crisi

È difficile prevedere le linee che tracciano il futuro. Soprattutto il futuro di persone colpite da un evento drammatico come un terremoto, un virus, una guerra. Un evento, quasi sempre, senza possibilità di previsione, un evento che lascia persone, case, paesi senza certezze o reti di sicurezza. Un futuro diverso, un futuro imprevedibile, un futuro inatteso.

Possiamo reagire? E come reagire gestendo la situazione di crisi? Siamo figli e attori di un mondo globalizzato, complesso, incerto in cui qualsiasi virus, infettivo, informatico o finanziario, si propaga alla velocità della luce. Possiamo provare a gestire queste situazioni di crisi in termini di leadership manageriale?

Forse sì, se riusciamo a comprendere che quello che stiamo vivendo è diverso. È come se ci facessimo una domanda che non ha soluzioni certe, ma solo risposte aperte. Chiedersi e domandarsi solo per imparare. Questo è il salto di paradigma e di qualità che il management del presente e del futuro deve integrare nel proprio DNA: in qualunque modo si concretizzi, la nostra capacità di imparare più rapidamente della concorrenza è da sempre il vero vantaggio competitivo. E questo indipendentemente da qualsiasi evento esterno: virus, terremoti e guerre comprese.

D’altra parte, in un mondo governato dalla conoscenza come fattore produttivo dominante, a cosa può servire la conoscenza se non a scegliere la linea del maggior vantaggio anziché accontentarsi di procedere in direzione della minore resistenza? Perché andare alla deriva portati dalla corrente quando possiamo governare la nave?  Qui c’è tutta la nostra differenza e il nostro vantaggio competitivo. Andare all’inferno è essere alla deriva. Andare in paradiso è avere la leadership manageriale. Anche nelle situazioni di crisi.

Ma c’è di più. Perché governare un futuro incerto è difficilissimo se non sappiamo dove andare. Eppure è questo l’orizzonte che ci racconta questo periodo. Non sappiamo dove andiamo, però sappiamo che ci dobbiamo andare. Ma come fare a continuare ad andare senza avere orizzonti e certezze? Non è facile rispondere. Per provare a farlo dobbiamo cercare di comprendere la differenza fra giochi finiti e giochi infiniti. I giochi finiti hanno per definizione un inizio e una fine. I giocatori dei giochi finiti cercano di controllare il gioco, predire tutto ciò che accadrà e fissare in anticipo la conclusione finale: sono coloro che cercano di definire il futuro basandosi sul passato.

I giocatori di giochi infiniti, invece, amano farsi sorprendere perché il significato del passato e del presente cambia a seconda di ciò che accade nel futuro. I giochi infiniti non si concludono mai perché sono non programmabili e non prevedibili. Concorrenza, vita, amore, libertà e felicità sono giochi infiniti che ci permettono di andare oltre quello che siamo: è la differenza tra un sistema chiuso e uno aperto. Lo scopo dei giochi infiniti è continuare a giocare assumendo, nel lungo periodo, la leadership manageriale.

Una sola cosa è certa: essere leader nei giochi infinti vuol dire non porsi il problema di come andrà a finire. Accettare l’incertezza di un futuro con finali aperti significa capire che la scelta si gioca sul futuro, sul superamento dei nostri limiti: personali, aziendali, manageriali. È questo il segreto dei giochi infiniti: non pensare alla distruzione degli altri ma credere alla costruzione del sé – e del noi.
L’unica vera, profonda, leadership manageriale non solo nelle situazioni di crisi ma anche nella routine quotidiana.

Parliamoci chiaro: stiamo parlando di una consapevolezza complessa, difficile da perseguire. Perché, in questo approccio, la maggioranza delle persone vede molti rischi anche se gli innovatori, i leader, gli “evangelisti” non hanno paura di sfidare lo status quo. Pensate alle peripezie e alla perseveranza di Ulisse e Colombo nel lottare contro tutte le vecchie convinzioni: da allora ad oggi, poco è cambiato sul piano concettuale. Provare a prendere il mare aperto e trovare una nuova sponda.

L’importante sarà non avere paura e far sì che la collaborazione prevalga sulla diffidenza reciproca. Affrontare il futuro significa avere fiducia negli altri perché, come sappiamo da tempo, il nostro orizzonte è da sempre una corsa tra buona innovazione e cattiva innovazione. Uno sprint continuo che dipende solamente dalla nostra abilità di scoprire cose nuove, frontiere nuove, sfide nuove.

Come dire: vogliamo giocare a un gioco finito o continuare a giocare per sempre?

 

Articolo a cura di Angelo Deiana

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Angelo Deiana

Presidente di CONFASSOCIAZIONI, ANPIB (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers) e ANCP (Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali), è considerato uno dei maggiori esperti di economia della conoscenza e dei servizi finanziari e professionali in Italia. Attualmente è Vice Presidente di Auxilia Finance Spa.

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