Intelligenza Artificiale e creatività: un mondo ancora tutto da scoprire e da regolamentare

Ripetuti studi ed indagini di mercato confermano il proliferare delle applicazioni di sistemi dotati di Intelligenza Artificiale (IA) in ambiti sempre più di vita comune e con risvolti anche di tipo commerciale, del tutto inaspettati. Tra questi, vi è quello della creatività umana, nelle sue declinazioni dotate di originalità e ingegnosità proprie di opere d’arte, brani musicali, riproduzioni di immagini e video e financo di ricette e piatti di sofisticata arte culinaria.

Un mondo nuovo in cui l’IA già da qualche anno sta guadagnando terreno, in modo fascinoso, ma anche preoccupante.

Basta dare uno sguardo ai giornali o alle notizie di Internet, per scoprire la “pervasività” del fenomeno originato dall’uomo ma ormai appannaggio anche della macchina intelligente, in tutti i campi prima riservati all’intelligenza creativa della mente naturale.

Vediamo alcuni strabilianti esempi di “arte artificiale”.

Mostre e allestimenti immersivi immaginifici

Fonte dell’immagine e per approfondire: v. G. DENTE, Serpenti Metamorphosis: Come vivere l’esperienza multimediale di Bulgari a Milano, 4 Ottobre 2021 – www.Fanpage.it

E’ di qualche giorno fa la notizia dell’installazione “immersiva” “Serpenti Metamorphosis” realizzata per Bulgari in piazza Duomo a Milano dall’artista turco R. ANATOL specializzato in trasformazione di dati con ricorso a SW intelligenti.

Chi partecipa all’evento espositivo oggi meneghino, può godere di uno spettacolo davvero unico; gigantografie multicolori che circondano lo spettatore in un caleidoscopio di colori ed onde che tappezzano le pareti delle stanze dell’allestimento. Con un impiego di 70 milioni di immagini di fiori e 120 mila serpenti frutto dell’incrocio di “data set” di 2 diversi algoritmi dotati di IA impiegati dal suo ideatore, che persegue l’obiettivo ambizioso di portare l’installazione in giro per il mondo per implementarla con continuità. Così dando vita, di città in città, a sempre nuova combinazioni di risultato.

Il fenomeno del ricorso a SW dotati di IA per integrare l’intelligenza umana a fini di creatività visiva, non è né nuovo né isolato e non riguarda solo la moda e relative installazioni promozionali.

Al contrario è oggi una nuova modalità sperimentale caratteristica di tutti i campi prima appannaggio esclusivo dell’essere umano e della sua esclusiva capacità creativa; che oggi grazie alla scienza ed alla tecnica, a macchia d’olio si sta progressivamente sempre più allargando, generando “autori virtuali” che integrano o a volte addirittura sostituiscono noi umani.

Ritratti e dipinti realizzati da algoritmi intelligenti

Già nell’ottobre 2018, la casa d’aste Christie’s vendeva per $ 432.500 il primo ritratto realizzato da un sistema dotato di IA.

Fonti dell’immagine e per approfondire: v. Edmond de Belamy, www.en.wikipedia.org ed anche V. POLI, Christie’s mette all’asta Ritratto di Edmond Belamy, opera dipinta da un’Intelligenza Artificiale, 30 Agosto 2018 – www.artribune.com

Intitolato Edmond de Belamy, il quadro ritrae un elegante uomo francese che di fatto non esiste (non un reale ritratto dal vero!) perché creato appositamente dall’algoritmo. Impreziosita da una cornice dorata, l’opera d’arte  reca la scritta la creatività non è solo per gli umani” ed è firma dell’algoritmo autore. Nei fatti tuttavia il ritratto “non dal vero” è anche il frutto del pensiero ideativo degli “Obvious”; gruppo di giovani artisti e ricercatori in carne ed ossa, accomunati dalla passione per i sistemi di IA ed apprendimento automatico. Che, nel caso di specie, integrando le funzionalità della macchina appositamente ideata, hanno preliminarmente fornito all’algoritmo un IMPUT di dati estrapolati da 15.000 ritratti e dipinti realizzati dal vero tra il XIV e il XX secolo, che poi il sistema neuronale della macchina intelligente, imitando il comportamento umano attraverso un “processo mentale  algoritmico”, ha rielaborato a sua discrezione. Dando quale OUTPUT di risultato,  il ritratto finito.

Il fenomeno non è isolato.

IBM Japan in collaborazione con Yamaha Motor e l’Università di Tokyo ha realizzato a sua volta un robot capace di utilizzare tutti gli strumenti dell’artista umano per creare dipinti dotati di originalità propria.

In questo caso l’artista umanoide non ha più cioè neppure bisogno di “copiare da quadri esistenti”, perchè è in grado di realizzare un ritratto ad acquarello in via autonoma, con ricorso al proprio personale estro e talento creativo.

Lo stesso, è in grado di fare anche AI-DA. Robot Artista inventata ad Oxford da un gruppo di ingegneri che hanno fornito alla macchina un complesso meccanismo di IA sviluppato presso la omonima Università.

Lanciata nel mondo dell’arte dal Gallerista Aiden Miller, il Robot umanoide originario della Gran Bretagna, nei suoi 2 anni di vita si è già esibita in diversi prestigiosi musei britannici, vanta collaborazioni con artisti talentuosi, ed ha anche rilasciato una intervista al Direttore Artistico della Royal Academy di Londra.

La sua caratteristica? Come nel caso giapponese, AI- DA non si limita a riprodurre, in base ai dati che registra in INPUT, ma è in grado si apprendere e rielaborare la realtà che vede. Così che “restituisce al mondo dell’arte” lavori astratti, frutto di personale rielaborazione ogni volta diversa ed imprevedibile.

Comunicazione Visual frutto di macchina dotata di IA

Nel 2019, l’intelligenza artificiale ha dimostrato le sue potenzialità ideative e di “originalità” anche in ambito video.

In occasione del summit newyorkese “Art + Tech Summit 2019: The A.I. Revolution” è stata infatti proiettata l’opera in movimento intitolata “Yugen” di M. FIENNES, realizzata con il contributo di una macchina intelligente con protagonista l’attrice – in carne ed ossa – Salma Hayek.

Anche in questo caso, è stato un algoritmo a decidere in modo totalmente autonomo quale sequenze dare ad immagini preliminarmente fornitele dall’uomo sotto forma di dati di IMPUT, scegliendo quali impiegare, in quale ordine e con quale scenografia organizzale per generare il risultato finale di OUTPUT sotto forma di video.

Fonti dell’immagine e per Approfondire: v. D. MAIDE, “Tra Arte e virtuale Yugen, il nuovo film painting di Martha Fiennes interpretato da Salma Haihech” ed anche il video: Yugen, un progetto di Martha FIennes, 27.8.2019 – www.vanityfair.it

Disegni di matrice artificiale che sembrano foto reali

Fonte dell’immagine e per approfondire: v. J. ROACH, Microsoft researchers build a bot that draws what you tell it to, 18 Gennaio 2018 – www.blogs.microsoft.com

L’arte è anche fotografia e riproduzione di immagini, oggi supportata da sistemi integrati con IA.

In questo ambito troviamo il SW Drawing Bot di Microsoft, mediante il quale è possibile generare immagini da didascalie e senza includere necessariamente troppi dettagli nella descrizione del risultato che si vuole visivamente ottenere.  Qualcosa di conciso deciso dall’uomo come “corpo giallo, ali nere e un becco corto” (IMPUT) è sufficiente per portare l’algoritmo a restituirci la rappresentazione di una sagoma di un uccello, in tutto e per tutto simile al reale (OUTPUT).

Presso Microsoft, sostengono che l’immagine realizzata dal Drowning Bot contiene probabilmente dettagli non indicati nella didascalia di IMPUT dell’uomo; e ciò per significare che il SW non possiede solo intelligenza artificiale, ma anche “immaginazione artificiale”; ossia la capacità tutta sua propria di rendere poi, allo spettatore, il proprio OUTPUT sotto forma di immagine “simil fotografia istantanea”, del tutto inedita.

Brani musicali frutto dell’intelligenza artificiale

In ambiente musicale i SW dotati di sistemi intelligenti in grado di generare le più svariate tipologie di brano musicale esistono da tempo e sono oggi numerosissimi e alla portata anche di tutti noi.

Così troviamo ad es. AIVA. Un programma francese scaricabile dal sito https://www.aiva.ai che produce colonne sonore per qualsiasi tipo di media con ricorso ad algoritmi basati su architetture di apprendimento profondo (c.d. Deep Learning).

Per approfondire: www.aiva.ai

AIVA risale al 2016. Si presenta come Artista virtuale ideata dal francese Pierre Barreau, che aveva pensato di scansionare tutte le opere di musica classica, per poi creare composizioni proprie, di vario stile.

Oggi AIVA è sfruttato commercialmente; permette a singoli utenti della rete di generare canzoni secondo generi diversi, come pop, ambient, rock, fantasy, tango ed altri ancora.

Basta accedere al sito, registrarsi, selezionare lo stile desiderato, gli strumenti da utilizzare, la durata desiderata, la nota dominante e altre variabili del brano. Quindi, con un semplice “click su genera”, dal sito si ottiene la propria canzone strumentale nel giro di pochi secondi.

L’abbonamento che varia da 11 a 33 Euro /mese rappresenta un buon investimento sperimentare nuove composizioni, ed anche per corredare prodotti video o audio con colonne sonore, musiche e “jingle” originali e privi di copyright.

In cucina, robot intelligenti inventano ricette totalmente innovative

Fonte dell’immagine e per approfondire: v. D. VENTURI “IA in cucina- Il computer inventa ricette in cucina”, 10 Marzo 2019 – www.innaturale.com

Nel 2019 i tecnici di IBM hanno annunciato di aver ideato un algoritmo in grado di raccogliere ed analizzare decenni di conoscenza di formule e ricette della McCormick.

Il questo caso, il sistema computerizzato dotato di IA che funziona in modo simile a quanto può fare un esperto di cucina, non solo è molto più veloce dello Chef in carne ed ossa nella realizzazione del piatto, ma è anche “autonomamente” creativo.

Grazie all’assorbimento di informazioni provenienti da decenni di scienza e ricerche in campo alimentare umano (INPUT), la rete neurale che sta alla base dell’algoritmo intelligente progettato per il settore “food” promette già dall’anno prossimo di arrivare a generare formule e ricette mai pensate prima da alcun cuoco (OUTPUT).

Il risultato, frutto della collaborazione uomo- macchina, consisterà in pietanze e sapori sviluppati direttamente dall’intelligenza artificiale in cucina, con un profilo derivato da una conoscenza così vasta e complessa che nessun umano, autonomamente potrebbe mai pensare di avere.

Un successo che riceve il consenso anche del mercato di riferimento. Tanto che secondo H. FARIDI, responsabile del settore scienza di McCormick, nei prossimi 20 anni quanto già oggi avviato in via sperimentale, rappresenterà di fatto il sistema di riferimento in cucina per tutti noi umani. Con possibilità di sviluppare nuovi prodotti, piatti e ricette in campo alimentare.

L’influencer più quotata in internet? E’ un avatar

Fonte dell’immagine e per approfondire: v. Lil Miquela www.wikypedia.com ed anche M. LONDEI “Lil Miquela: l’influencer virtuale che spopola su Instagram”, 20 Luglio 2020 – www.systemscue.it

Guardiamo infine al marketing ed alla pubblicità, che oggi viaggiano principalmente in rete e si realizzano con l’e-commerce.

Nell’aprile del 2016 è stata lanciata su Instagram LiL Miquela, una “Influencer” dal volto fresco di adolescente, che oggi vanta quasi due milioni e mezzo di followers, ed ha già anche pubblicato diverse canzoni, tra cui una in collaborazione con l’artista Teyana.

La peculiarità di LiL Miquela, è la sua unicità. Si tratta infatti di un Avatar digitale (i.e. una “persona non reale”) con qualifica di Artista musicale artificiale.

Inventata da una società di intrattenimento con sede a Los Angeles con ricorso ad un’applicazione IA di computer grafica, l’Avatar, è oggi un VIP.

I° cliente virtuale della Creative Artists Agency, (CAA), Lil Miquela vanta importanti partnership con aziende quotate (Samsung, Prada, Calvin Klein e YouTube) ed è destinata a lavorare per la TV, il cinema, lo spettacolo e le sponsorizzazioni commerciali.

 

Questi sin qui forniti sono solo alcuni accennati esempi di ingegnosità umana applicata all’intelligenza artificiare, atta a realizzare ausiliari robotici e talvolta sostituti umanoidi dotati di capacità creative in ambito artistico.

Si potrebbe ancora spaziare, ed entrare ad es. nel campo del c.d. “virtual journalism” e dell’editoria digitale. Settore quest’ultimo detto in cui l’ultima frontiera del publishing è proprio incentrata su sistemi di intelligenza artificiale applicati alla creazione di contenuti editoriali (come ad es. articoli giornalistici o report) partendo da un campione di frasi già scritte, ma ad opera di non umani.

Ma mi fermo.

E da giurista, provo ad inquadrare questo fenomeno così fascinoso ma al contempo così poco esplorato, segnalando anche sin da ora che anche il Consiglio dell’ Ordine degli Avvocati di Milano, constatato l’interesse crescente della collettività per le declinazioni applicative dell’IA nei più diversi e svariati contesti del nostro presente e prossimo futuro, ha affrontato il tema delle possibili declinazioni dell’IA al diritto ed al processo (v. tabella tematica), con apposito “Quaderno dell’Ordine” Luglio 2021 a cura di A.A.V.V.,“Innovazione, Intelligenza Artificiale e Giustizia”, gratuitamente fruibile e scaricabile per chi fosse interessato ad approfondire, dal sito istituzionale del COA Milano www.ordineavvocatimilano.it.

TABELLA TEMATICA: Schema di sintesi dei contenuti del Quaderno dell’Ordine degli Avvocati di Milano dedicato all’Intelligenza Artificiale
Prefazione del Presidente del COA Milano
CAP. 1 Introduzione all’IA
CAP. 2 La responsabilità civile e l’IA
CAP. 3 L’algoritmo e la sua tutela giuridica
CAP. 4 IA e impatto sulla professione di avvocato
CAP. 5 IA e Giustizia
Glossario

L’inquadramento giuridico del fenomeno della co – creatività e dell’autonomia creativa umanoide

 

L’IA può essere definita come qualsiasi tecnica che consente ad un SW o ad un HW, anche in modo integrato, di imitare il comportamento dell’uomo[1].

Come sostenuto dagli esperti della materia, i sistemi dotati IA procedono “secondo modalità imitative dei meccanismi della mente umana e, in fase applicativa rendono possibile la pianificazione dei dati, la comprensione del linguaggio, il riconoscimento di oggetti e suoni, l’assimilazione e la risoluzione dei problemi scoperti dalla elaborazione delle informazioni fornite” (cfr. per tutti L.C. UBERTAZZI, AIDA, Giuffrè ed. 2018).

Trattasi quindi di una tecnologia che consente ad una macchina di svolgere funzioni tradizionalmente riconosciute alla sola capacità umana.

Nel caso dei SW sofisticati ed integrati con IA di cui abbiamo fornito esempi concreti di sempre crescente sviluppo e diffusione negli ambiti di creatività artistica appannaggio fino a poco tempo fa esclusivamente dell’ingegnosità umana, siamo in presenza di sistemi artificiali capaci di produrre risultati espressivo –comunicativo- estetici, simili a quelli di un autore umano.

L’uomo incide nel processo che porta la macchina a dare il risultato con una sorta di “addestramento iniziale”, fornendogli numerosi dati di IMPUT che poi il SW intelligente rielabora secondo le reti neuronali simili a quelle proprie del cervello umano.

In un certo senso, l’uomo impatta sul risultato, perchè “programma l’artista androgeno” in modo che con la sua specifica e personale immaginazione, diventi capace di eguagliare opere esistenti di arte, musica, pittura etc. o, alternativamente di co- adiuvare l’artista reale, fornendo il suo personale contributo creativo, come OUTPUT che si somma/si fonde con quello umano.

Vi sono però situazioni che abbiamo visto essere diverse; ossia casi in cui l’IA applicata al sistema, utilizza tecniche c.d. di machine learning (i.e. di apprendimento automatico) avulse dalle tipiche attività di programmazione iniziale di origine umana.

Situazioni cioè, dove la macchina arriva ad elaborare una propria capacità di “auto –apprendimento”, acquisendo dall’esperienza o da errori commessi, la capacità di determinarsi in modo autonomo circa azioni e risultati preferibili; migliorando sempre in crescendo la propria prestazionalità e “fantasia” di risultato.

La normativa sul diritto d’autore

Nei paesi di Common Law il diritto di autore conferisce il monopolio esclusivo (salve alcune eccezioni) dello sfruttamento dell’opera d’ingegno creativo a vantaggio di chi la realizza.

Nel nostro sistema giuridico nazionale, la L. sul diritto d’autore n. 633/1941 e ss.mm., contempla una serie di diritti esclusivi in capo all’Autore dell’opera creativa, che oltre al diritto di riproduzione totale o parziale, ricomprendono anche il diritto esclusivo di autorizzarne modifiche, trasformazioni ed elaborazioni comprese “le modificazioni ed aggiunte che costituiscono un rifacimento sostanziale dell’opera originaria” (cfr. artt. 4 e 18 Legge n.633).

La stessa L. sul diritto d’autore italiana dispone in particolare che “sono protette…… le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere letterarie ai sensi della Convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con L. 20 giugno 1978, n. 399, nonché le banche di dati che per la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale dell’autore (cfr. art.1)”.

Vi sono poi da considerare sul punto:

– il disposto dell’art. 2575 c.c., che nel definire l’oggetto del diritto d’autore statuisce che “formano oggetto del diritto d’autore le opere di ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”

– il disposto dell’art. 2576 c.c., che nel definire la titolarità del diritto d’autore sancisce che “il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale”.

Sulla base di quanto sopra, è l’originalità – da intendersi come frutto dell’intelletto creativo dell’Autore-, il parametro in base al quale un’opera è giuridicamente tutelabile e chi ne è Autore ne acquista titolarità di diritti patrimoniali e morali. E proprio il il carattere creativo dell’opera che rispecchiando la personalità e l’ingegno del suo Autore, giustifica il riconoscimento in capo a lui di una situazione di monopolio esclusivo.

Ma con specifico riferimento a creazioni artistiche frutto della combinazione ideativo – creativa uomo – macchina dotate di IA, chi è giuridicamente l’Autore dell’opera, titolare anche dei relativi diritti?

La situazione non è di facile inquadramento, dato che al momento le macchine intelligenti nel nostro Ordinamento sono prive di personalità giuridica; e quindi non possono essere titolari di diritti propri.

Posizioni diverse in dottrina

Sul punto la dottrina è divisa; ritenendosi in via maggioritaria che occorra distinguere le situazioni, in dipendenza del ruolo che l’uomo gioca nel processo portato a termine dalla macchina da lui stesso programmata tramite codici algoritmici, e dalla sua interattività o mancanza di interattività con l’IA “creatrice/co – creatrice”[2] dell’opera finale.

Là ove l’opera sia il frutto di SW algoritmici controllati da INPUT dell’uomo, ovvero nei casi in cui l’OUTPUT realizzato dalla macchina sia suscettibile di modifiche e/o di selezioni di carattere creativo in base ad intervento umano, si ritiene che lo schema proprio del diritto d’autore trovi possibile applicazione.

Per tali situazioni -di un’opera d’arte generata non esclusivamente dall’IA ma dall’uomo con l’assistenza di SW dotato di IA da lui stesso programmato in modo da essere capace di assimilare ed elaborare grandi archivi di dati utili in termini di creatività e di originalità, preselezionati e scelti-  la macchina nella realizzazione dell’opera risulterebbe infatti comunque “diretta dall’autore umano”.

L’uomo e la macchina sarebbero quindi configurabili quali Co- autori; con possibile assegnazione dei diritti di utilizzazione economica a titolo originario all’uomo quale programmatore e “regista” di un processo creativo di “nuova opera o opera derivata” (per tutti v. UBERTAZZI, AIDA, 2018).

Diverso, risulterebbe nel caso di un’opera creativa totalmente imputabile all’IA, ove il processo realizzativo dell’OUTPUT risultasse privo di qualsiasi contributo umano in fase di INPUT, ossia di pre selezione e determinazione dei dati iniziali.

Ugualmente diverso sarebbe il caso di opera realizzata autonomamente da IA tramite algoritmo c.d. di machine learning, ossia con ricorso a metodi matematico –computazionali abilitanti la macchina ad imparare automaticamente ed autonomamente, portandola da sola a generare nuove opere sulla base di IMPUT inseriti.

In tali casi, per dottrina maggioritaria a configurarsi quale “autore” sarebbe dunque la macchina in via autonoma, posto che rispetto all’opera creativa, l’uomo non si porrebbe più come programmatore delle sue modalità di funzionamento e scelta, bensì come mero “spettatore” e fruitore del risultato finale.

Resta in questo caso aperto, in base al quadro normativo attuale, il problema della titolarità dei diritti d’autore, anche quanto allo sfruttamento economico del risultato artistico.

Per normativa vigente infatti, l’IA è priva di capacità giuridica, così chè la macchina intelligente non può direttamente divenire titolare di diritti in via autonoma, ivi compresi quelli di utilizzazione economica dell’opera[3].

Si sarebbe quindi in presenza di un “vuoto normativo” di non poco momento ed in Dottrina vi è chi caldeggia rivisitazioni della vigente normativa sul diritto d’autore o di sue parti, in considerazione del veloce progredire dei fenomeni di autonoma creatività diffusa imputabili alle macchine intelligenti dotate di capacità cognitive avanzate che permettono loro un elevato livello di autonomia nello svolgimento delle funzioni per cui sono state progettate e programmate[4].

La recente giurisprudenza relativo al brevetto di prodotto frutto di IA

Il 30 Luglio di quest’anno la Corte federale australiana ha riconosciuto ad una macchina creativa dotata di IA (la DABUS – Device of Autonomously Bootstrapping Uniform Sensitive) la qualifica di “inventore” nelle domande di brevetto concernenti due nuove invenzioni in ambito packaging e segnaletica luminosa.

Si tratta di una sentenza altamente innovativa, posto che l’ideatore dell’algoritmo intelligente dott. S. Thaler, pur avendo presentato istanze volte al riconoscimento della qualifica di inventore dell’IA DABUS in varie giurisdizioni (Stati Uniti, Regno Unito ed Europa) si è sempre visto respingere tali domande sull’assunto già detto; che in base al quadro normativo vigente in materia, solo una persona fisica può essere designato quale “inventore”.

Nel caso di specie, la Corte australiana ha però riconosciuto al Dott. Thaler proprietario della macchina intelligente e detentore del codice dalla stessa utilizzato nella realizzazione dei prodotti, la titolarità degli stessi[5].

Un mezzo passo in avanti quindi; che evidenza come il tema del progredire delle capacità tecnologiche in ausilio e/o in sostituzione dell’uomo sia ancora aperto, parzialmente inesplorato e soprattutto ad oggi privo di uniformità di regolamentazione ed interpretazione.

A commento della sentenza australiana, la Collega Avv. C. BELLOMUNNO esperta in Intellectual Property, IT e digital law sottolinea come il limite alla concessione di un brevetto ad un prodotto frutto dell’intervento di sistema IA secondo le regole vigenti, dipenda anche dal fatto che, nel processo di elaborazione dei dati da parte della macchina “si conoscono i dati in ingresso ed i dati in uscita, ma come l’input diventi output – ossia cosa accade all’interno della c.d. black box- non è sempre esplicito.” Il caso australiano, preceduto di poco dall’accoglimento da parte dell’Ufficio Brevetti del Sudafrica della domanda dell’inventore di DABUS per uno dei uno due prodotti frutto dell’IA, ha però lanciato la sfida di adeguare l’attuale sistema brevettuale alle peculiarità delle tecniche che fanno capo all’ambito di studi dell’intelligenza artificiale. Sostenere che un’invenzione generata dall’AI non è brevettabile, per C. BELLOMUNNO infatti “disincentiva l’intero settore; che, inevitabilmente, investirà meno risorse nell’ideare nuovi ritrovati per mezzo di macchine”[6].

Note

[1] Risalendo etimologicamente all’origine dell’espressione Intelligenza Artificiale, nel 1956 J. MAC CARTHY ed altri Autori la qualificarono per primi come la tecnologia capace di rendere intelligenti le macchine.

[2] V. più nel dettaglio, E. BADIALI, La protezione giuridica delle opere d’arte create dall’IA, www.iusinitinere.it.

[3] In senso contrario V. GASTALDO. L’Autrice ritiene che anche ove si sia in presenza di un prodotto/un risultato più imputabile alla macchina che all’uomo, il risultato vada comunque e sempre fatto risalire alla paternità umana. Ciò in quanto “l’intervento dell’uomo, seppur non creativo, rappresenta comunque la base di ogni intelligenza artificiale e quindi comunque ne condiziona, limita e circoscrive l’apparente autonomia ed autosufficienza. Un sistema di IA non è, infatti, autosufficiente nel decidere cosa fare, posto che alla base della sua creazione ci sono sempre informazioni che vengono immesse dall’uomo. Pertanto quella creatività generata dalla macchina sarà sempre il risultato di una rielaborazione di dati di partenza alla base dell’algoritmo. In altre parole dunque possiamo ritenere che la creatività non è mai riconducibile alla IA da sola, bensì ad un team uomo –macchina”, cfr. l’Autrice in L’arte algoritmica: il nuovo mondo che ci aspetta, n.16/2021, pag. 100, www.federalismi.it

[4] In tal senso v. S. LAVAGNINI, Intelligenza artificiale e proprietà intellettuale: proteggibilità delle opere e titolarità dei diritti, Il Diritto d’Autore, 2019, III, pag. 11 e seg..

[5] Per approfondire: B.AMURO, Intelligenza artificiale e robot creativo: a chi spetta la titolarità del brevetto, 16 Settembre 2021, www.filodiritto.com .

[6] Fonte: C. BELLOMUNNO, Intervista 13 Ottobre 2021 “Intelligenza Artificiale e brevettabilità: la sfida è un sistema brevettuale che incentivi il progresso da chiunque esso sia generato”, www.tech4future.info.

 

Articolo a cura di Giovanna Raffaella Stumpo

 

Profilo Autore

Giovanna Raffaella Stumpo, Avvocato del Foro di Milano, Giornalista pubblicista, collabora con primarie Case editrici e Quotidiani per l’attività redazione specialistica e per discipline strumentali all’esercizio della professione.  Formatore accreditato, in collaborazione con Università, CNF, Consigli dell’Ordine, Scuole di formazione, Associazioni ed Enti per svolge con continuità attività di docenza e di progettazione di corsi nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento professionale continuo. Auditor 231/2001 e Valutatore SGQ ISO 9001, è Consulente per il settore dei servizi alle imprese: nella progettazione e sviluppo di SGQ – Sistema Gestione Qualità ISO 9001, SGI – Sistemi Gestione Integrati (Privacy, Qualità, Ambiente e Sicurezza), MOG – Modello Organizzativo Gestionale ex Dl. 231/2001, Reti d’impresa e/o collaborative; nel coaching alle PMI per progetti con finanziamento europeo (www.giovannastumpo.it)

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