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Innovazione sociale, sperimentare per crescere insieme. Intervista ad Antonio De Napoli, Presidente Associazione ItaliaCamp

La rubrica che ospita la nostra intervista si chiama “Voci dell’Innovazione”. Tu presiedi una Associazione attiva nel campo dell’innovazione sociale con oltre sette anni di esperienza: cosa vuol dire oggi essere innovatori sociali?

ItaliaCamp nasce nel 2010 per aggregare e facilitare – sono queste le parole che più ci connotano – l’emersione di attori, percorsi e progetti che possono cambiare in meglio la realtà che viviamo. Anche i nostri primi appuntamenti, nella metodologia messa in campo, avevano questa funzione: riunire attori molti diversi fra loro, dando a tutti la stessa possibilià di incidere attraverso la loro proposta di cambiamento. Perchè ogni soluzione è di per sè innovativa.

Se volessimo dare una definizione di innovazione sociale, termine spesso utilizzato con scarsa consapevolezza, possiamo partire dalle parole di due nostri amici attenti studiosi del fenomeno, Francesca Guida e Riccardo Maiolini: “l’innovazione sociale è un processo creativo, per lo più collettivo, guidato da fini di utilità sociale, che cerca di stabilire un legame tra conoscenze e competenze di più soggetti, allo scopo di attivare un livello di benessere diffuso per e con le comunità (fonte: “Il Fattore C per l’Innovazione Sociale: Primo rapporto sull’Innovazione Sociale in Italia”, Rubbettino, 2014).

Dunque, l’innovatore sociale è una persona attenta al benessere della società che attiva processi di cambiamento sociale, partendo dal basso, in modo condiviso. L’innovazione è spesso nella metodologia del percorso progettuale, ancor prima che nel risultato finale. Sperimentare modelli innovativi sul campo è ciò di cui abbiamo più bisogno oggi. Altro che conferenze sul tema, l’era dei convegni accademici è finita.

A giugno si è tenuta la vostra Assemblea Nazionale, un appuntamento che annualmente coinvolge il vostro network, l’occasione nella quale fate un bilancio dei progetti realizzati e tracciate le future linee di azione. Ogni edizione approfondisce un tema intorno al quale articolate i lavori. Quest’anno qual è stato il bilancio complessivo e cosa avete in mente per il futuro?

Quest’anno l’Assemblea Nazionale si è tenuta a Cagliari. E’ stata una intesa settimana targata ItaliaCamp, conclusasi con l’Assemblea dell’Associazione. Nei giorni precedenti, sempre nel capoluogo sardo, il Gruppo ItaliaCamp – attraverso la nostra Srl – è stato “dentro” il G7 Trasporti: in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, abbiamo curato la G7 Gallery, una bellissima esposizione sulle migliori pratiche italiane in tema di sostenibilità e infrastrutture.

Il tema che ha guidato il nostro fine settimana è stato “Arcipelaghi Sociali. Conoscenze e reti in movimento”. Abbiamo messo al centro della nostra riflessione il sistema di relazioni in grado di sviluppare nel tempo interconnessioni e creare nuovo valore. Con l’Assemblea 2017 abbiamo avviato una sperimentazione di un laboratorio collettivo, assieme a istituzioni, imprese, associazioni, università, centri di ricerca e cittadini con l’obiettivo di definire un’agenda aperta sull’innovazione sociale. Si tratta di un programma di attività che, partendo quasi sempre dai bisogni espressi da un dato territorio, è capace di elaborare soluzioni collaborative creando valore sociale, occupazionale, economico per il territorio. La direzione verso la quale tendiamo è una visione diversa di comunità. E’ un programma di lavoro reso possibile grazie alle relazioni con i nostri partner. A Cagliari, in particolare, abbiamo lavorato sui seguenti temi: artigianato 4.0, economia circolare, convivenze culturali, prevenzione e salute della donna, connessioni “aperte” tra territori ed education. Siamo contenti ma non è mai abbastanza! A Cagliari è andata molto bene: oltre 120 persone da tutta Italia, una rete concreta di organizzazioni e l’intervento di un sociologo di indubbia fama internazionale, Derrick de Kerckhove.

A proposito dei partner, tra le vostre collaborazioni figura quella con la Susan G. Komen Italia, organizzazione no profit impegnata in prima linea nella lotta ai tumori al seno. Su quali progetti state lavorando?

La collaborazione con la Susan G. Komen Italia, con il suo Presidente, il Prof. Riccardo Masetti, è stata avviata nel 2016 grazie alla felice intuizione di un nostro socio. Siamo partiti con “Think for Women’s Health” con l’obiettivo di favorire l’emersione di idee innovative che fossero al servizio della cultura della prevenzione nel campo della salute delle donne. Concretamente avevamo organizzato quattro appuntamenti – i cd “PinkCamp” – in diverse città italiane e messo a fuoco le priorità di azione sul tema. Quest’anno abbiamo proseguito il percorso e abbiamo lanciato il Premio “More Than Pink”. Il Premio si rivolge a tutti coloro che vogliono presentare progetti innovativi nell’ambito del tema della salute femminile, in tre settori chiave: il welfare aziendale, l’educazione e il campo tecnologico o dei servizi. Si tratta di un progetto al quale teniamo molto e che oggi vede il coinvolgimento di numerosi altri partner come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore della Sanità, ConfCommercio Alessandria, Invitalia Ventures, Cisco, l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del CONI, Fondazione Medicina a Misura di Donna che, a vario titolo, sono impegnati nella sua realizzazione. Proprio per dare visibilità al Premio, saremo a Matera il 16 settembre negli spazi di Casa Cava mentre il 22 settembre a Torino, nello spazio Open Incet che contribuiamo a gestire. La premiazione dei progetti vincitori avverrà a novembre in una prestigiosa cornice istituzionale e si sostanzierà in un premio in denaro e in servizi di tutoraggio e mentoring che riteniamo fondamentali per poter dare gambe all’innovazione, trasformando queste idee in progetti concreti.

Un altro driver di sviluppo sul quale mi risulta che l’Associazione ItaliaCamp sia particolarmente attiva è quello della rigenerazione urbana e la valorizzazione del patrimonio esistente, aspetti fondamentali per una crescita partecipata. Con quale approccio affrontate il tema?

ll tema della rigenerazione urbana è una priorità che mette al centro soprattutto gli spazi sottoutilizzati, vuoti, dismessi o abbandonati delle città, visti come possibili luoghi di riscatto sociale, di nuove economie, di inclusione, di sperimentazione di modelli e appunto di innovazione. Quella urbana è una dimensione sulla quale intervengono numerose variabili: è richiesta una significativa capacità di mettere a sistema competenze, risorse e attori e di abbracciare una visione di sistema che faccia sintesi tra politiche urbanistiche, infrastrutturali, ambientali, ma anche educative, sociali, culturali. ItaliaCamp è particolarmente attiva in questo ambito: penso al lavoro importante fatto con Agenzia del Demanio e Ferrovie dello Stato, grazie alla Fondazione ItaliaCamp, agli spazi di Open Incet a Torino e alla prossima inaugurazione del L.E.M. a Via d’Azeglio a Milano. Una iniziativa recentissima è la partnership avviata con Roma Capitale, attraverso un progetto di formazione culturale rivolto ai ragazzi del Servizio Civile Volontario del Comune, per educarli alla conoscenza e alla promozione della valorizzazione degli interventi di arte urbana. Il progetto, chiamato “Street Art: conoscere per valorizzare”, punta a formare i volontari del Servizio Civile per la realizzazione di una mappatura delle opere di street art presenti a Roma per una prima sistematizzazione del patrimonio esistente. La formazione e l’empowerment relativi ai processi di rigenerazione rappresentano aspetti fondamentali per rafforzare quello spirito partecipativo di una società realmente interconnessa.

Quale pensi sia il ruolo dei manager all’interno dei processi di innovazione sociale?

Credo che l’immaginario collettivo abbia abbandonato il vecchio binomio manager/ privilegio. Allo stesso tempo la figura del manager è troppo spesso – ed erroneamente – associata ad un incarico di altissimo livello, distante dal quotidiano delle persone. Ma non è così. Si moltiplicano i casi di manager che danno vita a startup a vocazione sociale o si mobilitano per il bene delle loro città, anche con candidature civiche. E si moltiplicano le organizzazioni del terzo settore che si affidano a manager esperti per il raggiungimento dei loro obiettivi. Sulla comunicazione di questa operazione culturale, organizzazioni come ItaliaCamp e Prioritalia, non possono non essere alleate in una unica direzione strategica.

I manager sono per definizione persone che gestiscono ambiti complessi, sia nel privato che nel pubblico. Le loro competenze, interdisciplinari e specifiche allo stesso tempo, fanno rima con i processi di innovazione sociale. Nelle reti, formali e informali, che si occupano di innovazione il loro contributo può essere determinante. Il ruolo del manager è sempre più un ruolo sociale che va ben oltre l’organizzazione nella quale è egli stesso inserito. Si fa largo l’esigenza di avere manager in grado di interpretare le dinamiche sociali sia locali che globali e la loro interrelazione. La comprensione della geografia delle organizzazioni, delle comunità di riferimento e la cultura di queste è indispensabile  per l’attivazione di processi di innovazione e di cambiamento sostenibili. È un contributo che può declinarsi in vari ambiti, sia esso di visione e di analisi delle competenze, fino all’organizzazione dell’operativo. Credo che il talento manageriale debba essere messo a disposizione della nostra società, nelle formule e modalità che sta a ciascuna organizzazione individuare, attraverso una buona dose di etica del lavoro e senso civico.

Un’ultima domanda, visto che tu stesso tocchi un tema molto significativo, quello dell’impegno civico: in che cosa si esplicita secondo te?

Il senso civico è quel comportamento che tu concretamente metti in atto affinchè tutti possano farlo, per cambiare la società in cui vivi. E’ un passaparola contagioso che si basa sulla fiducia in noi stessi e nel futuro. Impegno civico e fiducia, sono comportamenti concreti che si nutrono a vicenda. Rafforzare le relazioni di fiducia, in modo inclusivo, rappresenta infatti la base per un progetto civico di costruzione di una Italia diversa. La forma verbale di chi crede nell’impegno civico è necessariamente il plurale. Non a caso, in ItaliaCamp non ci stancheremo mai di parlare di leadership orizzontale. Vale per tutti. In un periodo storico di cui si parla spesso – e in modo comico – di poteri forti, direi che la fiducia è il vero e unico potere forte in grado di generare cambiamento.

A cura di: Marcella Mallen, Presidente Prioritalia

Autore: Francesca Buttara, Board Junior Prioritalia con delega alla Comunicazione e Relazioni con i Media

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Marcella Mallen e Francesca Buttara

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