Considerazioni sui paradigmi emergenti e strategici nella nuova era

È proprio vero che la storia procede per salti e non per passaggi graduali: siamo infatti di fronte a un cambiamento epocale, uno spartiacque dopo il quale poche cose resteranno quelle di prima.

Abbiamo sulla nostra pelle constatato che i “cigni neri” di cui parla Nassim Taleb esistono e che gli estremi della curva gaussiana, molto più rari e numericamente più esigui, hanno in realtà la forza di travolgere e spazzare via l’aerea all’interno della media delle probabilità, più ampia e numericamente più interessante per la maggior parte degli essere umani che, concentrati solo su quella, non vedono l’onda anomala o lo tsunami che li travolgerà.

Avere un piano B, costruire un’alternativa o una “exit strategy”, come scrive Sebastiano Zanolli nel suo libro Alternative, diventa un esercizio basilare su cui allenarsi sempre e non soltanto nei momenti difficili.

Importante è allora comprendere e fare tesoro di quanto abbiamo appreso; perché sappiamo che nella crisi è più facile stare allerta e adattarsi ma, nei periodi più tranquilli, la pigrizia che ci caratterizza porta inevitabilmente ad allentare la guardia e a ricadere negli schemi e nelle abitudini precedenti, più comode e  familiari.

Personalmente, noto con piacere che concetti quali attitudine al problem solving, attenzione ai processi, organizzazione e gestione del tempo, pensiero laterale e anticonformismo siano adesso considerati preziosi strumenti per un bagaglio a prova di avventure estreme e non mere teorie o visioni idealistiche decantate dai formatori.

Imparare a gestire le emozioni in modo intelligente non solo crea benessere psicofisico e realizzazione personale allineata col proprio senso di scopo ma aiuta a prevenire i conflitti e a risolverli qualora insorgessero, comunicare in modo etico e pragmatico, con chiarezza, concretezza  e congruenza valoriale, è una delle prime competenze di una leadership illuminata che sa gestire le emergenze e traghettare la propria comunità – sia essa il popolo o i dipendenti di un’organizzazione o di un’azienda – fuori dalla crisi, infondendo coraggio e rassicurando sul futuro.

Resilienza, gestione ponderata del rischio e delle crisi saranno nuove skills da inserire in curriculum accanto all’autocontrollo, alla capacità decisionale e alla gestione di gruppi o persone.

Sono “pillole” utili per tutti, nella vita quotidiana e al di là del tipo di lavoro svolto, applicabili in tutti i nostri sistemi di riferimento.

Se il mondo, superata questa fase critica, sarà diverso (e personalmente lo spero davvero), ecco qualche fondamentale appreso da ricordare e allenare:

– il tempo è prezioso e rinviare è un errore perché quella occasione, persona o incontro potrebbe non verificarsi più, la scala delle nostre priorità è vitale come riempire di intensità e di senso quanto pensiamo e facciamo;

– l’individualismo non paga: abbiamo bisogno degli altri ed essere chiusi nel proprio microcosmo o “clan” familiare non contribuisce all’evoluzione della società. Siamo tutti bravi a pretendere dall’esterno, ma noi cosa stiamo dando alla società in cui viviamo? Cosa lasciamo come firma alle generazioni future?;

– le grandi opere sono frutto del lavoro di squadra, vedi il ponte di Genova così velocemente e sapientemente ricostruito, quando si sommano le competenze ed eccellenze di molti che danno il meglio di sé grazie ad un obiettivo comune di alto valore;

– possiamo fare a meno di tante cose, riti, usanze e tradizioni… nel meno sta il più, anzi liberandocene andremo più leggeri verso le mete che più ci appartengono;

– sta nascendo un nuovo umanesimo i cui pilastri portanti si chiamano essenzialità, semplicità, autenticità e congruenza;

– ciascuno di noi ha il dovere di rispondere alla propria “chiamata”, qualunque essa sia; e qualsiasi compito merita di essere onorato al meglio delle proprie capacità con dedizione e responsabilità. Altrimenti detto, nella nuova civiltà la cultura dello “scarica barile” o dei cosiddetti alibi non sarà più ammessa, ciascuno sarà leader di se stesso ammettendo i propri limiti o errori e elogiando quelli della sua squadra di appartenenza;

– la necessità di collegarsi e lavorare online ha reso prioritario saper usare le tecnologie digitali. Non possiamo sottrarci ai nostri ruoli, abbiamo il dovere di di continuare ad apprendere per servire i nostri allievi, clienti e colleghi con modalità adeguate ai tempi e alle loro esigenze: altrimenti meglio lasciare il campo ai giovani, facilitando il passaggio generazionale sia nel mondo della scuola che nelle aziende. Incompetenza, superficialità e ipocrisia sono parole da rottamare e dimenticare per sempre;

– siamo un tutt’uno e quanto diciamo o facciamo si riflette a 360°: c’è bisogno di un nuovo allineamento strategico, una centratura fra mente, cuore e corpo che dia equilibrio e benessere psicofisico oltre alla capacità di gestire intelligentemente le proprie ed altrui emozioni;

– questo periodo di forzata reclusione ha evidenziato la bellezza del silenzio, il piacere di stare con se stessi e di tenersi “buona compagnia” leggendo, riflettendo, approfittando di tutte le risorse formative disponibili in rete;

– la nuova modalità di comunicare con gli amici e i colleghi, ha evidenziato la profondità dei volti e l’importanza di cogliere uno sguardo, che la distanza non significa necessariamente stare peggio e che, grazie alle lingue straniere e ai mezzi digitali, possiamo lavorare con altri popoli o culture presentandoci per la prima volta sul video. C’è bisogno certo di un nuovo galateo e di un linguaggio adeguato, in cui ogni parola e silenzio contano il doppio, per cogliere le nuove opportunità che il futuro ci offre, superando le resistenze al cambiamento con umiltà e curiosità, flessibilità e mente scevra di preconcetti;

– ogni occasione e interazione fisica, telefonica o epistolare è preziosa per praticare un atto di gentilezza, trasmettendo interesse e conoscenze, in una formazione reciproca continua perché la cittadinanza solidale sarà vincente

– nel nuovo umanesimo, la visione sistemica emergerà in tutto il suo valore, ognuno sarà chiamato a dare il suo contributo non solo nell’ambiente lavorativo ma anche negli altri sistemi di riferimento: amici, famiglia, conoscenti, ecc. Finora, c’era una divisone tradizionale per cui persone brillanti nel loro campo professionale non trasferivano nel loro ambiente privato le loro competenze, assistendo a velocità diverse, come se vivessero su piani paralleli che non si incontravano mai.  Da qui una rallentata e diseguale evoluzione sociale con picchi di eccellenza e livelli medio bassi sia culturali che professionali.
Sarà invece di gran valore lasciar fluire da un piano all’altro le informazioni e conoscenze, aprendosi all’altro con generosità e impattando – a volte anche bruscamente, ma positivamente – sullo status quo.

C’è dunque molto di nuovo da apprendere e sperimentare nella nuova era se sapremo lasciare andare il desueto e il superfluo, portando con noi il senso del “noi” e il desiderio di nuove conoscenze!

 

Articolo a cura di Raffaella Iaselli

Profilo Autore

Business, executive e personal coach PCC, Professional Certified Coach, Membro Comitato Etica ICF Italia Chapter italiano della Federazione Internazionale Coaching.
Trainer per aziende, manager e team sullo sviluppo delle competenze trasversali: leadership, comunicazione efficace e gestione emozioni, sviluppo dei talenti e motivazione per mantenere un alto livello di energia e benessere. Certificata EQ Assessor Six Seconds e nella metodologia CoachingbyValues che utilizza spesso anche nei change management delle fusioni aziendali e nei passaggi generazionali per dare senso di scopo e congruenza ai sistemi.
Direttrice della Fondazione Olly Onlus, attiva nel supportare i disagi giovanili con sede in Biella favorendo sinergia e rispetto dei ruoli tra docenti e genitori a favore della crescita costruttiva delle nuove generazioni.

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