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Come cambia l’approccio manageriale nel mondo della platform economy

Siamo appena passati da missione impossibile a missione impensabile…
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Siamo in un mondo nuovo, in un punto di flesso della storia manageriale delle nostre organizzazioni. E la possibilità di leggerlo e farlo proprio non coincide più con una discesa ascetica nella miniera dell’approfondimento, regolata e quasi sempre guidata solo da una ristretta élite di “padroni della cultura e della leadership manageriale”.

Ora è tutto diverso e il senso manageriale e della relativa leadership si acquisisce e si decodifica solo attraverso il movimento collettivo di una pluralità organizzata di persone che collegano le tessere di un immenso puzzle disperso tra mondo reale e mondo delle reti.

Un flusso evolutivo di grande importanza. È come passare da un tesoro importante ma gestito da pochi, alla distribuzione in Rete della capacità di leggere ed intendere l’evoluzione dei sistemi. Per l’idea di sapere che il mondo digitale ci mette a disposizione, non serve quasi mai la profondità quando si sceglie sempre la velocità, la simultaneità e la sovrapposizione degli stimoli. Ecco cosa vuol dire fare management in questo periodo.

Ma, se i nativi digitali sono i surfisti, i “net runners” più bravi del presente e del futuro, quello di cui non ci accorgiamo è che la mutazione ha iniziato a cambiare anche tutti gli altri, comprese le persone che, pur rifiutando la mutazione, ne sono comunque preda.

Dobbiamo essere onesti: anche noi adulti viaggiamo velocemente, molto più spesso di prima e fermandoci poco, ascoltiamo molti frammenti e quasi mai tutto, scriviamo nei telefoni, guardiamo il cinema senza più entrare nei cinema, commentiamo i libri in Rete invece di leggerli. La Rete e le sue mutazioni stanno prendendo anche noi come un virus inarrestabile.

Sembra una cosa brutta. Ma lo è veramente? Alcuni (i soliti apocalittici) dicono di sì perché abbiamo perso la capacità di approfondire, di studiare a fondo le cose belle, di sentire dentro e per lungo tempo gli altri.

E, invece, nessuno si rende pienamente conto che anche noi siamo già cambiati: come mai nessuno prima nella Storia (compresi i pessimisti ed i disfattisti) ci preoccupiamo di salvare il pianeta, coltivare la pace, preservare i monumenti, tutelare i più deboli. In tempi passati in cui sublimavamo la profondità, bruciavamo le biblioteche o le streghe, schiacciavamo vite nella follia delle guerre, e spazzavano via popoli interi con la scusa che avevamo bisogno di spazio.

Comunque, la transizione in termini di leadership e management è in corso e non possiamo fermarla. Possiamo solo guardare chi è più avanti di noi e provare a capire i trend e le linee di sviluppo.

Quelle che ci porteranno a governare i futuri sistemi integrati tra reti, persone e cose.

 

Articolo a cura di Angelo Deiana

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Angelo Deiana

Presidente di CONFASSOCIAZIONI, ANPIB (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers) e ANCP (Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali), è considerato uno dei maggiori esperti di economia della conoscenza e dei servizi finanziari e professionali in Italia. Attualmente è Vice Presidente di Auxilia Finance Spa.

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