Cavalcare l’incertezza

Il contesto attuale della pandemia ci presenta quotidianamente nuove sfide che ci obbligano a ripensare i parametri di riferimento e le abitudini consolidate: la resistenza al cambiamento è messa a dura prova, bombardati come siamo da scenari mutevoli che in poco tempo ribaltano eventi e programmi. L’incertezza è la nuova costante e per viverla al meglio sfruttandola anzi a proprio vantaggio dobbiamo allenarci ad essere flessibili, rapidi e tempestivi nei cambiamenti, in una parola possiamo diventare “antifragili” per citare Nassim Taleb. Per farlo e per poter vivere tutti i momenti con lucidità strategica, energia e motivazione dobbiamo allenarci a spostare velocemente il nostro baricentro come quando si è in barca e veniamo scossi da un’onda: l’assetto iniziale rischia di farci cadere se restiamo rigidi nella posizione di prima; è importante molleggiare col corpo in base alle sensazioni che riceviamo assecondando così il movimento dell’onda. Passata la turbolenza ci ricentriamo con una nuova consapevolezza avendo appreso qualcosa in più sul nostro equilibrio e su come aumentarlo.

Divenire “antifragili” non implica il mero concetto di resilienza, è molto di più, significa trarre vantaggio dagli scossoni e dagli imprevisti.

Qui può aiutarci l’approccio di coaching che indica alcune strategie per abbracciare l’incertezza e viverla con pienezza cavalcandola in modo proficuo e, perché no, anche piacevole.

 Grazie alla professione, noi coach dedichiamo gran parte del nostro tempo all’apprendimento continuo per essere sempre efficaci e aggiornati, ci esponiamo volentieri agli stimoli anche sfidanti che richiedono studio e dedizione ma che scuotono dal torpore intellettivo di ripetere sempre i soliti percorsi cognitivi e/o fattuali. Incontriamo spesso colleghi, clienti e ambienti nuovi, in cui ogni volta l’incontro con l’altro è fonte di scoperta e arricchimento; ci piace cambiare spesso strada e viaggiare nel senso di andare alla ricerca di nuove visioni.

Uscire dalle proprie certezze, provare a comprendere mondi sia geografici che lavorativi distanti dai nostri, consente di “contaminarsi” in modo costruttivo e di allenarsi continuamente a concentrarsi su quel qualcosa che a prima vista fatichiamo a comprendere. Questa apertura è prima mentale, un confronto dialettico con chi ha idee, opinioni, tradizioni diverse dalle nostre per poi giungere a un’apertura empatica che abbraccia il diverso da sé cercando di comprenderne il vissuto così distante ma umanamente vicino. Come sempre l’intelligenza emotiva è di grande supporto perché ci fornisce ulteriori chiavi di lettura e ciò che in superficie appariva indecifrabile riesce a palesarsi in modo più nitido.

Ed ecco che molti conflitti, originati il più delle volte da malintesi o interpretazioni/predizioni diverse della stessa realtà, si sciolgono come neve al sole armonizzando e rendendo più coeso il sistema.

Questo approccio può considerarsi una pratica di vita sia personale che professionale perché il benessere a mio avviso non conosce “confini” o settori, altro spunto di riflessione che registra un trend sempre più attuale, per fortuna, in cui i giovani fanno da apripista. Infatti, mi piace pensare di “essere” coach e non di svolgere la professione mettendomi ogni volta il cappello del “fare”, cerco di vivere i miei valori con integrità intesa come completezza e armonizzazione delle diverse sfaccettature della propria personalità, se poi riusciamo a includere anche la connotazione etica meglio ancora in senso sostanziale però e non come vezzo formale!

Questo approccio ci porta ad affrontare quotidianamente l’ignoto cercando di trarne spunti utili di crescita personale soprattutto nelle criticità o nei momenti emotivamente significativi: diventare sempre più consapevoli del proprio mondo interiore permette di sintonizzarsi con maggior efficacia con il contesto esterno e di vivere con più concentrazione e pienezza il presente a supporto degli altri.

Riuscire a “danzare” nel flusso col tempismo e il ritmo più adatti al momento, significa pensare e agire con autonomia e spirito di indipendenza ricordandoci che abbiamo sempre facoltà di scelta e che è importante individuare le diverse opzioni per imboccare la strada più in linea con la nostra personalità e direzione. Per riuscirci dobbiamo essere leggeri e possiamo farlo se semplifichiamo quello che ci portiamo dietro lasciando andare quello che non serve più o che peggio ci rallenta od ostacola.

Per prendere le decisioni più congruenti con i nostri i valori e scopi in modo strategico, può essere utile ricordare che nella teoria delle decisioni “meno è più”!

“Questo è uno dei miei mantra: concentrazione e semplicità. Il semplice può essere più difficile del complesso. Ti devi sforzare di ripulire il tuo pensiero per semplificarlo. Ma alla fine ne vale la pena perché, una volta fatto questo, puoi spostare le montagne”. Steve Jobs, Business Week, 25.05.1998.

La semplicità comporta anche l’astenersi dall’eccesso di fare, di scrivere o di parlare: assistiamo ad un eccesso di notizie, mail e parole; questi atteggiamenti derivano dal passato e sono rassicuranti allo stesso modo di un genitore accudente che interviene spesso e in modo invasivo nella vita del figlio pensando, in buona fede, di essere un buon genitore.

L’incertezza spaventa perché è un po’ come un salto nel vuoto e, come il silenzio mette spesso a disagio, noi cerchiamo di riempire gli spazi con gli schemi comportamentali o consuetudini per noi rassicuranti.

Per semplificare bisogna attraversare la complessità, decifrandola e scomponendola per comprenderla e farla propria come di una materia all’inizio ostica che poi padroneggiamo con disinvoltura. Questo procedimento speculativo e creativo allo stesso tempo, è prezioso per poter essere in grado, all’occorrenza, di saperla riassemblare in modo aggiornato e più adatto alla gestione in continua evoluzione del presente.

E’ finita l’epoca dell’immobilismo e della ridondanza di micro analisi, si deve puntare all’essenziale con una visione sistemica a 360° pronta a intercettare le variazioni collaterali e apparentemente più distanti che in futuro possono divenire impattanti e decisive per la propria realtà. Come quando si guida un’auto, è importante guardare lontano per anticipare eventuali cambiamenti intercettando il futuro.

Ogni giorno abbiamo l’occasione di stupirci e di accogliere con gratitudine quello che la vita ci presenta se restiamo centrati e fiduciosi in noi stessi e nelle persone che ci circondano, chiedendoci quale contributo possiamo dare all’evoluzione del sistema.

E’ importante essere pragmatici scegliendo le azioni più funzionali e variando conseguentemente quelle che non lo sono più per fare spazio al nuovo. Ogni esperienza situazionale ci arricchisce e se impariamo a cavalcare l’onda dell’incertezza potremmo con stupore osservarci mentre siamo intenti a divertirci e a goderci piacevolmente il viaggio.

 

Articolo a cura di Raffaella Iaselli

Profilo Autore

Business, executive e personal coach PCC, Professional Certified Coach, Membro Comitato Etica ICF Italia Chapter italiano della Federazione Internazionale Coaching.
Trainer per aziende, manager e team sullo sviluppo delle competenze trasversali: leadership, comunicazione efficace e gestione emozioni, sviluppo dei talenti e motivazione per mantenere un alto livello di energia e benessere. Certificata EQ Assessor Six Seconds e nella metodologia CoachingbyValues che utilizza spesso anche nei change management delle fusioni aziendali e nei passaggi generazionali per dare senso di scopo e congruenza ai sistemi.
Direttrice della Fondazione Olly Onlus, attiva nel supportare i disagi giovanili con sede in Biella favorendo sinergia e rispetto dei ruoli tra docenti e genitori a favore della crescita costruttiva delle nuove generazioni.

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